Parcheggio abusivo su posto per disabili: quando diventa un reato penale

Parcheggio abusivo su posto per disabili: quando diventa un reato penale Parcheggiare sul posto riservato a uno specifico disabile è reato penale: si configura la violenza privata abbandonando l'auto per molte ore

Parcheggiare sul posto riservato a uno specifico disabile è reato penale: si configura la violenza privata abbandonando l'auto per molte ore

13 Aprile 2017 - 09:04

Interessante pronuncia, quella depositata il 7 aprile 2017 dalla V sezione penale della Suprema Corte, la n. 17794. Gli Ermellini hanno confermato la sentenza della Corte d'Appello di Palermo, che aveva condannato un automobilista sulla base di dichiarazioni di una disabile, che si era trovata il proprio posto occupato dalla mattina fino a notte fonda da altra autovettura. Il reato è quello di violenza privata, ex art. 610 c.p., che prevede la reclusione fino a 4 anni per chi costringe taluno a tollerare qualche cosa con la violenza. A nulla sono serviti i tentativi di alibi in fase di merito, rivelatisi insussistenti, e a nulla ora serve il ricorso per Cassazione, che aveva cercato di rimarcare la differenza tra chi impedisce a qualcuno di marciare con l'auto e chi occupa un posto, lasciando comunque alternative di parcheggio alla titolare del posto.

QUASI SEDICI ORE DI OCCUPAZIONE DEL POSTO RISERVATO La persona affetta da grave disabilità aveva denunciato l'occupazione del posto auto assegnatole dalle ore 10.40 alle ore 2.20, non proprio il tempo di sbrigare una commissione. L'autore del misfatto, aveva scaricato la responsabilità su figlio e nuora, ma le affermazioni della nuora, che aveva reso una versione dei fatti che la vedeva autrice del parcheggio selvaggio, risultarono inveritiere. Si era anche aperto un procedimento per falsa testimonianza che però era stato archiviato, ma ciò non aveva prodotto ulteriori riflessi sul procedimento penale principale, che era terminato con la condanna, in primo, secondo e ora terzo grado di giudizio.

VIOLENZA PRIVATA O SOSTA IN DIVIETO? Il motivo principale del ricorso per Cassazione dell'automobilista condannato era incentrato sul tentativo di riportare la fattispecie, ovvero il parcheggio su un posto assegnato a persona disabile, nell'alveo della violazione del codice della strada. L'art. 158, co. 2 lett. g) infatti prevede sanzioni amministrative per chi parcheggia “negli spazi riservati alla fermata o alla sosta dei veicoli per persone invalide”. Non si configurerebbe il reato previsto dall'art. 610 c.p. (violenza privata) invece, secondo la difesa del ricorrente, perchè manca “chi impedisca la marcia ad un'altra autovettura la quale è immediatamente identificabile chi ne ostacola la marcia”. I Giudici di Piazza Cavour non condividono questa impostazione, ritenendo invece che l'autore del parcheggio ha oggettivamente impedito alla signora disabile di parcheggiare la propria autovettura nell'apposito spazio riservato. Ed era altresì perfettamente in grado di rendersi conto di impedire a una specifica persona di utilizzare lo stallo di sosta in sua concessione. Ciò perchè la segnaletica rendeva edotti del fatto che quel posto era riservato a una specifica persona per quello specifico motivo. Infine gli Ermellini non mancano di sottolineare come l'auto sia stata lasciata ad occupare il posto riservato fino alle 2 di notte, e come tale occupazione sia terminata solo per l'intervento delle forze dell'ordine che hanno rimosso il veicolo. Quindi il ricorso viene respinto e il ricorrente condannato a pagare le spese processuali.

UN MALCOSTUME DIFFUSO, QUALI SOLUZIONI? Se pure nell'oceano di parcheggi selvaggi, quelli sugli stalli riservati ai disabili sono i meno frequenti, resta comunque un malcostume troppo diffuso. La cronaca ci riporta solo casi eclatanti, come l'auto della polizia locale parcheggiata sul posto riservato ai disabili (SicurAUTO.it ne ha parlato in questo articolo), oppure il comandante dei vigili di Patti che si era inventato il verbalone gigante per far vedere a tutti che l'auto sul posto disabili stava commettendo l'odiosa infrazione (il racconto della vicenda si può leggere qui). Assodato che si tratti di una pratica vergognosa, ora, quel che rimane da capire è quali siano i mezzi più idonei. Personalmente, sono sempre dell'idea che le battaglie vadano combattute sul fronte dell'educazione stradale, nelle scuole e con campagne di comunicazione ad hoc. Tuttavia forse anche punire severamente i colpevoli può avere efficacia, ma a patto che i controlli siano costanti, perchè se si mette nei guai un furbetto ogni mille, gli altri 999 non si cureranno nemmeno della cosa.

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