
Tra gioie e dolori una delle auto coinvolte nel Dieselgate ha superato un severo test di durata in Germania. Ecco come è andata
Non si lascia ma si raddoppia! Autobild, dopo aver concluso i primi 100.000 km con una Seat Alhambra, ha proseguito il test fino ad abbattere il muro dei 200.000, un totale che poche automobili raggiungono. Vediamo com'è andata e come si è comportato il due litri turbodiesel, in questo periodo fonte di discussioni non propriamente motoristiche.
INFATICABILE – Anche se titola “Eroe del lavoro”, la testata tedesca si affretta a negare qualsiasi legame con le idee socialiste della non troppo compianta Repubblica Democratica Tedesca. Si tratta infatti della prova di durata di un mezzo votato al lavoro più che al diporto. L'Alhambra 7 posti è infatti un van usato da famiglie numerose e anche per il servizio professionale di taxi o trasporto passeggeri. I primi 100.000 km hanno evidenziato buone doti, compreso un notevole comfort e una risposta vivace del motore ad onta della massa di quasi 1.800 kg. La vettura, immatricolata nel 2011, era piuttosto costosa, dato che i numerosi optional (cambio DSG, portiere posteriori e portellone elettrici, vernice metallizzata fra gli altri) hanno fatto lievitare il prezzo fino ai 47.750 euro. L'auto provata non aveva il DSG 7 marce che aveva dato più di un grattacapo a molti automobilisti e anche ad Autobild che aveva fatto 100.000 km con l'Audi Q3 fra luci e ombre. Il difetto riscontrato sulla Q3 era causato da un corpo estraneo, una problematica quindi ben diversa da quella analizzata dall'Esperto di SicurAUTO per il DSG 7 marce e che tanti disagi aveva provocate negli automobilisti.
100.000 QUASI PERFETTI – La trasmissione dell'Alhambra era il DSG a 6 marce che, anche se affidabile, ha manifestato alcune indecisioni, come una certa “inerzia” nelle manovre: accelerando leggermente non si aveva risposta, dando più gas la vettura balzava in avanti, cosa imprevista e pericolosa nelle manovre. Molto più affidabili il Cruise control, l'assistenza del cambio di corsia ed il navigatore. Qualche attenzione, complice l'azionamento elettrico, va anche posta nel valutare gli ingombri delle portiere e del portellone. Nel libro di bordo si è segnato soltanto la sostituzione del parabrezza (danneggiato da una pietra), la necessità di tarare i fari anteriori (78.153 km, in garanzia) e la sostituzione di pastiglie freno e dischi anteriori (89.486 km). Mentre le cavità erano prive di ruggine, segni di corrosione si erano evidenziati nell'assale posteriore multilink e nel meccanismo di sollevamento del portellone.
FINALMENTE AL TRAGUARDO! – La linea del traguardo, raggiunta di recente, è stata tagliata a 207.989 km, un superlavoro deciso sia perché i primi 100.000 km erano passati quasi senza conseguenze sia per tener conto di un certo invecchiamento del parco circolante. Diciamo subito che l'Alhambra non ha deflesso dall'affidabilità dimostrata nella prima parte della prova anche se qualche ruga è affiorata, come qualche supporto della console rotto o un connettore elettrico allentato. Anche il dispositivo Start-Stop ha manifestato occasionali disservizi e la corrosione di alcuni rivetti ha messo fuori uso, al km 182.328, il compressore del climatizzatore. Una volta smontata la vettura i segni dell'usura si sono manifestati soprattutto nei pistoni e, in maniera meno accentuata, nella trasmissione mentre la corrosione già rilevata si era accentuata. In ogni caso, l'affidabilità si è rivelata notevole. Una curiosità: il TDI della vettura aveva il sistema di riduzione dei famigerati NOx del tipo SCR, con una efficace – nell'abbattimento degli inquinanti – iniezione di AD Blue nel catalizzatore: chissà se esso è stato oggetto di richiamo in seguito al DieselGate? (il test è terminato prima che lo scandalo scoppiasse) I collaudatori di Autobild hanno citato fra i difetti la scomodità del rabbocco, piuttosto frequente dato che la spia di controllo si è accesa in media ogni 11.000 km: risultano così confermate le notizie sulla “voracità” riguardo l'additivo evidenziatasi parlando del possibile richiamo degli Euro 6 “derivati”.