Uber files: ecco come agiva per fare lobby e affari

Uber files: ecco come agiva per fare lobby e affari

Un archivio di centinaia di email e messaggi contiene indizi e prove con cui Uber avrebbe scalato il successo anche ai danni dei suoi driver

12 Luglio 2022 - 01:07

Il più grande archivio di indizi e prove messe insieme, soprannominato Uber files, è fatto di accuse al colosso tecnologico di aver raggiunto la vetta grazie a relazioni politiche e finanziarie non sempre trasparenti. A riportare la notizia della diffusione di questi file è International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ), con dettagli scottanti sulle strategie con cui Uber sia riuscita a spuntarla (quasi) sempre nelle decisioni politiche, in occasione di indagini federali e sfidato le leggi. Ecco quale sarebbe secondo le accuse di ICIJ il volto nascosto del successo di Uber.

IL SEGRETO DEL SUCCESSO DI UBER SECONDO ICIJ

Il report si articola su diversi elementi raccolti e riportati, ma un indizio centrale attorno al quale si sviluppa l’accusa di ICIJ è la strategia di lobby adottata dall’azienda in USA e i legami con la Russia. Il consorzio composto da oltre 40 media mondiali sostiene di avere prove secondo cui Uber avrebbe dato battaglia ai legislatori nei mercati occidentali più democratici, sfidando la lobby dei tassisti. Mentre in Russia, uno dei mercati più oppressivi al mondo, avrebbe disegnato una strategia diversa. “I dati trapelati rivelano come alcuni dirigenti abbiano fatto di tutto per far crescere l’attività di Uber lì, cercando silenziosamente alleanze con miliardari e personaggi politici vicini al presidente russo Putin e corteggiando il loro favore attraverso accordi di investimento redditizi”.

UBER FILES: LE EMAIL RISERVATE DIFFUSE DA UN INSIDER

Il consorzio sostiene che mentre Uber ha fatto di tutto per corteggiare i più ricchi e potenti del mondo, ha continuato a dare poca attenzione ai suoi conducenti e cercato paradisi fiscali. Avrebbe trovato il modo di evitare i controlli del governo, aiutandolo ad esigere le tasse dai suoi stessi dipendenti. Una delle fonti accreditate degli Uber files sarebbe un ex lobbista europeo di Uber, Mark MacGann, ha rivelato di aver fornito 18,69 GB di e-mail, messaggi di testo e documenti aziendali a The Guardian sulla strategia europea di Uber. “Non ci sono scuse per il modo in cui l’azienda ha giocato con la vita delle persone”, ha detto MacGann. “Sono disgustato e mi vergogno di aver partecipato alla banalizzazione di tale violenza”.

UBER HA TRADITO I SUOI DRIVER PER SFUGGIRE AI CONTROLLI?

Quando le autorità di regolamentazione europee hanno acceso i riflettori sui principali giganti della tecnologia per verificare la possibilità di un abuso degli accordi fiscali, sempre MacGann fa delle dichiarazioni su Uber. Come riporta ICIJ, Mark MacGann avrebbe scritto al capo del dipartimento delle imposte di Uber “La nostra struttura fiscale è, in termini puramente politici europei, il tallone d’Achille della società”. Il consorzio sostiene che Uber aveva escogitato modi per risparmiare milioni di dollari in tasse nascondendo i profitti in vari paradisi fiscali. Il rischio di finire sotto la lente degli investigatori l’avrebbe spento condividendo le informazioni sui profitti dei suoi driver, dando così modo alle autorità di riscuotere le tasse da loro.

UBER IN RUSSIA PER INVOGLIARE OLIGARCHI E POLITICI AD INVESTIRE

L’accusa più forte riguarda il tentativo di Uber di entrare nel mercato russo dei servizi di trasporto. Nel 2016 i top manager Uber tra cui l’ex AD Travis Kalanick avrebbero incontrato esponenti politici russi per intavolare una trattativa con l’obiettivo di far crescere l’attività in Russia. Accusa da cui Uber si difende rispondendo a ICIJ così. “La nostra attuale leadership sconfessa qualsiasi relazione precedente con chiunque sia collegato al regime di Putin”, ha detto la portavoce di Uber Jill Hazelbaker. “L’attuale direzione di Uber pensa che Putin sia riprovevole e rinnega qualsiasi precedente associazione con lui o con chi gli è vicino”.

Commenta con la tua opinione

X