Ecco che cosa si nasconde dietro l'aumento dell'Ipt

Ecco che cosa si nasconde dietro l'aumento dell'Ipt Il provvedimento è osteggiato da tutti

Il provvedimento è osteggiato da tutti, meno che dalle province, quegli "enti inutil" che si volevano eliminare e che invece sopravvivono chiedendo e divorando miliardi di euro

6 Giugno 2011 - 02:06

ll decreto legislativo sul federalismo fiscale (il n° 68/2011), che prevede tra l'altro aumenti sostanziosi dell'Ipt (l'odiata Imposta provinciale di trascrizione, cioé la tassa sull'immatricolazione delle auto nuove e sul passaggio di proprietà di quelle usate) è in vigore dal 27 maggio scorso. La legge, per la sua attuazione, rimanda però a un decreto ministeriale che deve essere emanato entro un mese dal primo, cioé entro il 26 giugno. Al momento, tale documento è sulla scrivania del ministro dell'Economia Giulio Tremonti.

LE CONSEGUENZE – Ecco una piccola “guida” sugli effetti dell'aumento dell'ipt che scatterà se la bozza di decreto sarà approvata così com'è. Attualmente, sulle auto nuove si paga per l'Ipt un importo fisso indipendente dalla cilindrata dell'auto: da 151 a 196 euro, in base alla provincia d'immatricolazione (le province possono variare l'importo del 30% in più o in meno). Se invece passeranno le modifiche, l'Ipt verrà calcolata con il sistema utilizzato per il passaggio di proprietà della vetture usate, che prevede un importo fisso solo per quelle con potenza fino a 53 kW. Per i modelli di potenza maggiore è prevista invece una tariffa da 3,5119 4,5655 euro per ogni kW (anche qui, la variabilità è a discrezione delle province). In altre parole, se il decreto attuativo passerà, gli acquirenti di una vettura nuova pagheranno per l'Ipt un aggravio notevolissimo e praticamente certo, poiché dei modelli attualmente a listino ben pochi hanno una potenza pari o inferiore a 53 kW. Per una vettura nuova con 150 kW di potenza, per esempio, l'Ipt sull'immatricolazione passerà dagli attuali 151 o 196 euro rispettivamente a 526,78 o 684,52 euro, in base alla provincia in cui verrà immatricolata, e la pesantezza della “batosta” crescerà ovviamente con l'aumentare della potenza. La misura colpirà pesantemente anche l'autotrasporto, dove il limite per la tariffa fissa è oggi di 110 kW. Se si pensa che alcune motrici hanno oggi una potenza anche di 500 kW, si può comprendere l'importo della “mazzata”. Le novità, però, riguarderanno anche l'Ipt delle auto usate. Il decreto, infatti, prevede l'abolizione dell'imposta fissa su tutti gli atti soggetti a Iva, cioé anche sui passaggi di proprietà delle auto d'occasione vendute dalle aziende. Quindi, per i veicoli venduti da professionisti (concessionari, salonisti e commercianti) che oggi godono dell'agevolazione della tariffa fissa quando vendono una vettura di seconda mano, si applicherà lo stesso criterio dell'Ipt legata alla potenza equesto farà salire anche i costi per i clienti.

C'È CHI NON VUOLE IL DECRETO… – Veniamo ora ad analizzare i motivi per cui il decreto è osteggiato praticamente dalla totalità delle associazioni e degli organi di rappresentanza della filiera automobilistica. Per quanto riguarda le auto nuove, è ovvio che il nuovo calcolo basato sempre sulla potenza provocherà un aumento del prezzo chiavi in mano della vetture, il che non è esattamente ciò che serve a stimolare un mercato già depresso. Quindi, la filiera dell'auto vede l'aumento come un ulteriore motivo che allontanerà ancora di più i clienti dai saloni. Per quanto riguarda le auto usate, invece, è opportuno ricordare che oggi i venditori professionisti applicano all'acquirente una tariffa piuttosto salata per il passaggio di proprietà anche se loro lo pagano assai meno proprio in virtù dell'agevolazione dell'Ipt a tariffa fissa. In altre parole, il passaggio di proprietà costituisce ora una notevole fonte di introiti supplementari legati alla vendita del veicolo, ma con il nuovo sistema il passaggio costerà assai di più. Saranno quindi possibili due alternative: o il venditore sopporterà l'aggravio senza applicarlo al cliente, e allora vedrà sparire quel margine supplementare, oppure lo applicherà, e ciò costituirà un fattore di disturbo che potrebbe penalizzare il mercato dell'usato, specialmente quello delle vetture di basso prezzo e di elevata potenza. Per le prime, infatti, il costo della pratica di trasferimento al nuovo cliente, già oggi assai salato in rapporto al valore della vettura, crescerà a livelli inaccettabili, cosa che renderà più conveniente la rottamazione rispetto al tentativo di rivendita. Altrettanto avverrà per le seconde. Ovviamente, nessun concessionario o commerciante avrà interesse a ritirare alle stesse quotazioni di prima le vetture anziane dalle quali prima ricavava qualcosa rivendendole. Quindi, le quotazioni di queste vetture crolleranno, e altrettanto avverrà anche a quelle dei modelli di elevata cilindrata, che saranno più difficili da rivendere. Ogni mancata rivendita sostituita da una demolizione rappresenterà la perdita di un piccolo affare per i commercianti che invece, oggi più che mai, avrebbero bisogno di aumentare le possibilità di fare margine. Ci saranno conseguenze negative anche per le agenzie di pratiche automobilistiche, che oggi anticipano le somme da versare per l'Ipt in attesa di riceverle dal concessionario-salonista che ha vendto l'auto. Se tali somme cresceranno, per le agenzie salirà di conseguenza l'importo di quelle anticipate, e quindi l'immobilizzo finanziario.

…E CHI INVECE LO SOLLECITA CON URGENZA – Come abbiamo riportato più sopra, il decreto attuativo sta per arrivare all'esame di Tremonti. La sua approvazione è urgentemente caldeggiata soprattutto (ma non solo) da esponenti politici della Lega, in particolare il ministro Calderoli, che a loro volta subiscono le pressioni dell'Upi, l'Unione delle province italiane. Sembra che negli uffici degli uffici del dipartimento delle Politiche fiscali del ministero (che sta materialmente scrivendo il decreto, sia arrivata anche una sollecitazione scritto. Il motivo di tutta questa fretta non è  “tecnico” (in realtà, il termine del 26 giugno per l'approvazione non è perentorio e il legislatore può intervenire agevolmente approvandolo anche in seguito), ma esclusivamente “economico”: si vuole consentire al più presto alle provincie di incamerare tutti i proventi previsti dall'applicazione del dcreto, che solo per l'aumento dell'Ipt automobilistica dovrebbero fruttare dai 200 ai 300 milioni di euro. Quindi, le famose provincie, che non molto tempo fa il presidente del Consiglio intendeva abolire in quanto enti inutili e costosi, sono invece più battagliere e affamate di denaro che mai e una parte della politica lavora per legittimarne l'esistenza e soddisfarne gli appetiti.

EFFETTI PERVERSI – A parte, come abbiamo visto, i prevedibili effetti non certo positivi sul mercato dell'auto e dei camion, l'approvazione della legge potrebbe anche generarne un altro addirittura perverso. Poiché il decreto prevede che le nuove disposizioni non si applichino per il momento alle regioni e alle provincie autonome (rispettivamente, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Sicilia, Val d'Aosta, e Trento e Bolzano), queste amministrazioni potranno mantenere il vecchio regime dell'Ipt fino a nuovo ordine. Risultato: il federalismo fiscale favorirà anche una specie di “turismo fiscale”: i grandi noleggiatori e le grandi aziende con flotte di veicoli rilevanti avranno tutto l'interesse a costituire delle sotto-sedi fittizie in queste province e comuni dove sarà ancora possibile immatricolare le vetture sostenendo i costi di oggi. I privati e le piccole imprese, invece, dovranno rassegnarsi a pagare di più un balzello, l'Ipt, che invece sarebbe meglio eliminare. Gli elevati costi dei passaggi di proprietà dovuti all'aumento dell'Ipt, inoltre, potrebbero far tornare alla ribalta la famosa ed economica “procura a vendere” che la legge Dini aveva in pratica quasi eliminato parecchi anni fa favorendo il cosiddetto mini-passaggio, ossia quello a tariffa agevolata della quale i venditori professionisti beneficiano ogni volta che si intestano un'auto usata ricevuta in permuta da un privato. Tale agevolazione rimarrà, ma il rincaro dell'Ipt colpirà al momento della rivendita della vettura, rendendo l'operazione di compravendita complessivamente più gravosa per il venditore. In altre parole, la nuova Ipt potrebbe contribuire ad aumentare il sommerso nel settore della compravendita dell'auto.

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2 Commenti

pippo
03:26, 7 Giugno 2011

Irpef e IVA tutte le altre imposte sono da abolireAbolire le Province 4 livelli bastano: Comune -Regione – Stato membro – Unione EuropeaComune almeno 10000 abitantiRegione almeno 4000000 abitantiParlamento deputato in rappresentanza del Comune con almeno 200000 abitantiin rappresentanza di Regione almeno 4000000 abitanti integrazione a 300 deputati con colleggio unico nazionalemandato di 4 anni ripetibili al massimo una seconda volta, sostituzione dei deputati scaduti ogni anno

Aldous
12:37, 14 Giugno 2011

Ciao posseggo anchio una matiz energy 1000 immatricolata a settembre del 2008 e anchio ho constatato che in frenata il pedale del freno va quasi a fine corsa e l'ABS non entra in funzione . La mia macchina ha 41000 Km e per fortuna fino a d'ora non è mai successo niente di grave , devo sicuramente rifare i freni visto il chilometraggio ma comunque penso che il difetto rimanga . Spero che chevrolet italia risponda al più presto a questo disagio . Saluti Massimo e tenetemi aggiornato .

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