Qual è il Costruttore di auto più “ricco”? Ecco la classifica

Qual è il Costruttore di auto più “ricco”? Ecco la classifica AutomobilWoche stila la classifica delle 10 Case auto che hanno più liquidità. Al primo posto Volkswagen

AutomobilWoche stila la classifica delle 10 Case auto che hanno più liquidità. Al primo posto Volkswagen, ultima invece sarebbe Daimler

29 Luglio 2015 - 11:07

Utili, investimenti, ammortamenti, fatturato, liquidità: i vocaboli dell'economia sono tanti ma oggi ci concentreremo sull'ultimo. Una ricerca di Moody's ripresa da AutomobilWoche dà conto di quanto cash sia nelle pance delle Case automobilistiche e, scorrendolo, non mancano le sorprese.

LE AZIENDE SONO “LIQUIDE” – Potrà sembrare paradossale ma, dopo parecchi anni di crisi, diverse grosse compagnie hanno più liquidità di prima: Moody's stima infatti come il cash delle aziende in Europa, Medio Oriente e Africa sia aumentato del 69%, valutandolo in Euro, rispetto al 2008. Una delle spiegazioni di questa “stranezza” è che il rallentamento (eufemismo) dell'economia ha portato i tassi d'interesse a livelli molto bassi, inducendo le aziende a indebitarsi invece di ricorrere a mezzi propri. Un'altra componente di questo comportamento risiede proprio nel fatto che la crisi e le sue difficoltà hanno instillato nelle compagnie un bel po' di “disciplina”, prudenza e volontà di trattenere la liquidità generata. È chiaro come questi soldi, proprio perché i tassi sono molto bassi, generino interessi praticamente nulli o addirittura negativi: alcune banche si fanno pagare per custodirli, dato che i depositi generano praticamente solo spese.

AZIENDE SANE E AZIENDE LIQUIDE – Non è comunque detto che un'azienda con molto cash sia in salute e, inversamente, esistono compagnie con poca liquidità ma i cui risultati operativi depongono a favore di uno stato economico migliore di quelle che hanno molti soldi in cassa. In ogni caso le grandi ricchezze – è sempre Moody's a dirlo – si concentrano in pochi settori piuttosto importanti. Rimanendo in Europa le aziende attive nel settore dell'energia, dell'automotive e le utilities detengono infatti 490 miliardi di euro, il 56% del totale. Le prime 10 in classifica custodiscono 211 miliardi di euro, quasi un quarto del totale, e la primo posto troviamo il Gruppo Volkswagen, che è anche il primo gruppo automobilistico al mondo, possedendo 26 miliardi, seguita da Eléctricité de France e BP, ognuna con 25 miliardi. Un'altro ex aequo vede due italiane appartenenti a settori molto diversi, FCA e Poste Italiane, con 23 miliardi l'una. Ricordate il disastro ecologico provocato dalla petroliera Deepwater Horizon nel 2010? Il conto di quella sciagura si è rivelato piuttosto salato per BP – circa 54 miliardi di dollari in totale – e questo spiega, almeno in parte, la consistente liquidità della compagnia, che dev'essere pronta a fonteggiare emergenze molto costose.

IL TESORO DELLE AUTO – Le analisi di Moody's hanno anche consentito di fare una classifica globale dell'industria automotive, nella quale il Paperone della liquidità si conferma il Gruppo Volkswagen. La lotta con Toyota Motor risulta confermata anche in questo particolare ranking, dato che il player globale giapponese è secondo con un cash di 25,4 miliardi. Il terzo posto di FCA è dovuto anche alla “fiammata” della fusione con Chrysler. L'Azienda ha comunque un non indifferente debito di 6,8 miliardi di euro – al 31 marzo – che non sembra però impensierire più di tanto Sergio Marchionne (leggi il futuro di FCA nelle parole dell'AD a Ginevra). Dopo FCA troviamo General Motors con 20,8 miliardi mentre Hyundai è quarta (19,4 miliardi) e Ford si piazza al quinto posto con 19,3 mld. Volendo considerare anche FCA come americana si potrebbe dire che le Big Three siano diventate formichine dopo la pesante crisi che è nata intorno al 2008. Più staccate Renault (12,7 mld), BMW (9,7), PSA (9,1) e Gruppo Daimler, con 6,3 miliardi. Le case tedesche, il cui stato di salute è al di sopra di ogni sospetto, non sembrano quindi puntare molto sul cash, anche se c'è da dire come Daimler abbia dovuto erogare, a fine anno, 2,5 miliardi al suo fondo pensione proprio perché i tassi bassi hanno diminuito i rendimenti degli investimenti.

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