Mercato italiano: volano i carburanti green, meno bene elettriche e ibride

Se per i carburanti green siamo leader, non ugualmente bene vanno le vetture elettriche e ibride. Problema culturale o di infrastrutture?
Chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quello che lascia non sa quello che trova. Questa è la prima riflessione che si potrebbe fare una volta guardati i dati riferiti alle vendite di auto “green” nel 2017. Per quanto l'Italia si presenti come il Paese più green in Europa, non sono le auto di ultima generazione a trainare questo risultato, ma le “vecchie generazioni” di auto ibride, riferendoci a auto a GPL- qui i miti da sfatare su questo genere di motorizzazioni, senza dimenticare le criticità di tali impianti in questo altro nostro approfondimento. A chi dare la “colpa”, se così si può dire? È la mentalità italiana a non spingersi verso novità di questo calibro o il governo a non incentivare il passaggio a questa nuova mobilità?
I DATI: ITALIA LEADER PER IL GPL IN EUROPA Partiamo dai numeri, comunque positivi se visti dalla prospettiva ecologica del dato. L'Italia è la nazione nella quale si è venduto il maggior numero di auto con carburanti alternativi, con il 24% sul totale, davanti a Gran Bretagna (12,6 %), Germania (12,4 %), Francia (11,4 %) e Norvegia (8,7 %). Analizzando in maniera approfondita i dati forniti da Ue/Efta e vedendo il numero di auto GPL vendute nei Paesi facenti parte di questa classifica, scopriamo che queste incidono sul dato totale del 21,6% attestandosi intorno alle 205.000 unità. Bene in Italia sono state vendute ben 161.000 unità, rappresentando quasi l'80% del totale europeo. Possiamo tranquillamente dire che siamo probabilmente il mercato trainante in questo settore. Miseri i dati riguardanti auto elettriche e ibride. Benché il numero di auto elettriche immatricolate sia quasi raddoppiato rispetto al 2016 (da 2.800 a 4.800) rappresenta pur sempre il 2,1 % nella fetta delle immatricolazioni riferita a vetture green. Migliore il dato delle ibride, che con 63.000 unità rappresentano la seconda scelta, migliorando sensibilmente il dato rispetto al 2016.
IL PESO DEL GOVERNO La domanda sorge comunque spontanea, problema culturale o di infrastrutture? Difficile propendere sia da un lato sia dall'altro, visto che entrambi i fattori si influenzano e vanno praticamente a braccetto. Certo è che le politiche adottate dai diversi Paesi rientranti in questa particolare classifica, in tema di incentivi all'acquisto di auto elettriche e ibride, hanno un peso notevole. In Norvegia, dove il governo sta spingendo con incredibili agevolazioni, le auto elettriche immatricolate nel solo 2017 sono 62.000, detenendo il primato in tutta Europa. Un caso forse limite, ma anche analizzando i dati di Germani, Regno Unito e Francia vediamo che le immatricolazioni sovrastano incredibilmente il dato italiano. Eco incentivi a parte, altra gravosa questione riguarda le infrastrutture. È un argomento trito e ritrito, soprattutto per il caso italiano, ma purtroppo è una “triste” realtà. Attualmente in Italia sono circa 1.700 le colonnine di ricarica installate, dati rilevati da un censimento del gennaio 2016 contenuti in un testo depositato in Commissione ambiente alla Camera. Nel corso del 2017 si attende l'installazione di altre 700 colonnine in tutta Italia – vi ricordiamo anche del progetto di collegare l'Italia alla Norvegia con un'autostrada per le auto elettriche – anche grazie a progetti mossi dall'Enel e da alcune Case automobilistiche. Ma se fosse la domanda a dover trainare l'offerta?
E QUELLO DELLA CULTURA Abbiamo visto come le infrastrutture giochino un ruolo importante in questo caso, ma se fosse la mentalità italiana indietro rispetto a quelle del resto d'Europa? Quello italiano è un Paese diviso tra la voglia di novità e futuro e una sorta di paura verso queste novità. Un argomento accostabile non solo al mercato delle auto, ma anche ad altri settori, vista l'enorme diffidenza che, in generale, viene provata in Italia verso le novità. Pensate alla digitalizzazione o ad altre tecnologie innovative che, nel nostro Paese, spesso impiegano un tempo maggiore di “accettazione”. Non solo per il privato cittadino, ma anche per le aziende. In questo ci ricolleghiamo al rapporto dell'AGI-Censis del 2017 che ha analizzato la cultura dell'innovazione in Italia, facendo emergere una problematica “culturale”. In realtà, nel report fornito dall'AGI-Censis, la maggior parte degli italiani è fiduciosa riguardo le innovazioni, mentre solo in pochi si dichiarano “nostalgici”, i classici “si stava meglio quando si stava peggio”. Allora come rapportare i dati forniti dall'AGI-Censis a quelli delle auto elettriche ed ibride?
IL “FUTURO” ARRIVERÀ ANCHE IN ITALIA Probabilmente anche in Italia arriverà il turning point nel quale i privati si affideranno alle nuove tecnologie in campo di auto, solo che, come da tradizione, quel punto arriverà un po' più avanti rispetto ad altri Paesi europei, da sempre innovatori non solo in fatto di auto, ma anche in altri campi della società. Un processo che, necessariamente, dovrà essere accelerato dai governi e dalle infrastrutture, che con politiche sviluppate ad hoc diminuiranno il distacco rispetto agli altri Paesi.