Cosa fa arrabbiare tanto gli automobilisti italiani dall'insulto facile?

Cosa fa arrabbiare tanto gli automobilisti italiani dall'insulto facile? Gli italiani sono poco ragionevoli al volante e di fronte a un torto non ci pensano molto prima di alzare la voce e il dito medio

Gli italiani sono poco ragionevoli al volante e di fronte a un torto non ci pensano molto prima di alzare la voce e il dito medio

16 Gennaio 2014 - 06:01

Basta dimenticarsi di azionare una freccia davanti all'auto sbagliata per diventare il bersaglio verbale di chi non sa controllare la lingua. E tra un'occhiataccia e una frecciata il 47% che non gradisce l'insulto risponde a tono alzando il tiro. E' questo lo scenario emerso da un'indagine italiana rivolta agli automobilisti che spesso si lanciano in crociate personali contro il vicino d'auto distogliendo l'attenzione dalla guida. Chi dei due sbaglia più dell'altro?

CAVALIERI SI NASCE – In mancanza di un vero codice deontologico dell'automobilista che stabilisca il comportamento più opportuno da tenere di fronte a un insulto un conducente su tre dà sfogo alle sue ragioni urlando dal finestrino. Poiché però un gesto vale più di mille imprecazioni quando si perdono le staffe, si apre uno scenario vasto tra repliche ironiche di chi si congratula applaudendo il vicino d'auto per la disdicevole  netiquette e chi invece mostra il risultato di una manicure perfetta ma su un solo dito. Uno studio condotto da DirectLine ha portato alla luce i motivi per cui gli italiani sono tutt'altro che galanti in auto e le reazioni – spesso più pungenti delle provocazioni – di chi non tollera il dito puntato contro. Dal sondaggio è emersa un'imbarazzante classifica dei comportamenti sgarbati, soprattutto tra le fasce d'età più giovani mentre esperienza e  raziocinio consigliano agli over50 il modo più pacifico di evitare la rissa al semaforo.

IL 47% RICAMBIA – Si può dire che il cinema abbia fatto scuola, visto che il plateale gesto di Vittorio Gassman nella pellicola Il Sorpasso del 1962 rispecchia fedelmente i canoni comportamentali dell'automobilista italiano offeso al volante. Dal sondaggio, però, viene fuori che la reazione all'insulto mostrando “il dito medio” è solo terzo nella top five, preceduta dall'applauso ironico (secondo) e dagli insulti di ogni genere urlati attraverso il finestrino, al primo posto. Più pacata è invece la risposta di chi si oppone alle parolacce con il clacson mentre  più equilibrata è quella di chi taglia corto scusandosi diligentemente. E' proprio la fascia d'età tra i 35 e i 55 anni a non cedere alle provocazioni di chi redarguisce nel modo sbagliato il mancato azionamento della freccia o una velocità troppo lenta. I più rissosi si dichiarano i giovani tra 25 e 34 anni (45%) che rispondo a tono insultando a loro volta, seguiti dai 18-24enni (40%) che lasciano urlare il clacson mentre dai 35 ai 55 anni il 38% degli intervistati applaude con filosofia evitando la dialettica dell'insulto. Ma procedendo a ritroso per comprendere le motivazioni di tanta ira si scopre che è l'eccessiva velocità (nel 19%) a scaldare gli animi e subito dopo, paradossalmente, l'eccessiva calma (13%). A seguire, ciò che fa arrabbiare gli automobilisti italiani è il mancato rispetto della distanza di sicurezza (11%), la distrazione (10%), le frenate improvvise (9%), il mancato uso degli indicatori di direzione (5%) e le precedenze non rispettate (3%).

GIUSTIZIA AD OGNI COSTO – Le vittime principali, autori quasi sempre di una guida poco attenta, sono i destinatari diretti (nel 67% dei casi) dei turpiloqui incivili, ma nei diverbi più lunghi non mancano le più diffuse citazioni a parenti (mamme e sorelle nell'11%) ed esaminatori della Motorizzazione (28%)  con espressioni eloquenti: “Ma chi ti ha dato la patente?!”. A prescindere dai mezzi spesso discutibili con cui si fanno valere le rispettivi ragioni, il desiderio di ammonire chi ha tagliato la strada o non ha azionato le frecce è così forte che l'attenzione passa completamente dalla guida dell'auto al destinatario del messaggio, diventando di conseguenza degli automobilisti condannabili di un comportamento poco civile e insicuro. La scena finale de Il Sorpasso può essere ancora una volta d'esempio, ricordando che è sempre possibile respirare e ragionare prima di parlare e agire in modo insensato, piuttosto che tornare indietro nel tempo dopo un incidente.

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