Guida autonoma, il MIT senza mappe 3D: primi test su strade difficili

Guida autonoma, il MIT senza mappe 3D: primi test su strade difficili Il MIT va contro corrente con il sistema MapLite e ignora le mappe 3D per test di guida autonoma su strade di campagna

Il MIT va contro corrente con il sistema MapLite e ignora le mappe 3D per test di guida autonoma su strade di campagna

10 Maggio 2018 - 10:05

Le mappe 3D non fondamentali per le vetture a guida autonoma. Questa perlomeno è la teoria di alcuni ricercatori del MIT (Massachusetts Institute of Technology), inventori del sistema Maplite: tecnologia che sfrutta esclusivamente i dati provenienti dal GPS e dai sensori. Così una vettura potrebbe spostarsi in autonomia anche in strade di campagna spesso non mappate, al di fuori dei contesti urbani sui quali si stanno concentrando tutti i principali test. Nuove strade però, comportano anche nuove complicazioni.

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Da Uber a Google passando per Tesla, tutte le società impegnate nello sviluppo di veicoli “driverless” effettuano i loro esperimenti in città (test avviati anche a Torino), sia perché è lì che si punta a diffondere la guida autonoma, sia perché le strade sono già perfettamente mappate e conosciute nel dettagli. Ma nel caso una persona abitasse in campagna? O ci volesse andare? I ricercatori del MIT fanno riferimento alla grandezza dell'America, dove la maggior parte delle strade “rurali” non sono presenti sulle mappe in maniera abbastanza dettagliata. Si sostiene che in quel caso un'auto a guida autonoma, di quelle comunemente conosciute, potrebbe entrare in difficoltà perché perderebbe gran parte dei dati utilizzati per lo spostamento, quelli provenienti dalle Mappe 3D. (TomTom si sta concentrando su questa tecnologia). Il loro sistema ne farebbe a meno, consentendo all'auto di spostarsi anche su strade sconosciute.

IL MAPLITE Utilizzando esclusivamente i dati provenienti dal GPS, il Maplite curerebbe tutti gli aspetti della navigazione, rilevando sia la destinazione finale che quello che viene definito dai ricercatori “obiettivo di navigazione locale”, ossia il prossimo punto che la macchina deve raggiungere. Il percorso corretto da seguire sarebbe elaborato dai sensori di percezione e i LIDAR permetterebbero al veicolo di posizionarsi in base ai bordi della strada; l'auto avrebbe così una visione reale dell'ambiente circostante. Inoltre il Maplite avrebbe un secondo aspetto funzionale, come spiega uno degli studenti ideatori del progetto, Teddy Ort: “Anche le carte geografiche di piccole città raggiungono dimensioni di gigabyte, ma con il Maplite una mappa globale potrebbe essere contenuta su un'unità flash”.

I CONTRO Il sistema sviluppato dal MIT presenta ancora molte limitazioni, una su tutte evidenziata dagli stessi ricercatori: non riesce a calcolare improvvisi cambiamenti di pendenza una strada molto ripida lo metterebbe in difficoltà facendogli perdere i punti di riferimento. Quindi va bene per una strada di campagna “facile” e in pianura come quella su cui si sono svolti i test, ma deve essere ancora sviluppata per affrontare percorsi di montagna. Per non parlare della visibilità sempre molto limitata fuori città, il buio causa problemi alla percezione dei sensori rendendo gli oggetti meno chiari da distinguere, un po' come successo nell'incidente mortale di Uber. Inoltre le mappe 3D aiutano a conoscere in maniera preventiva la strada anche in maniera molto dettagliata, per le città sono già disponibili e continuamente aggiornate, perché privarsene? Questo lo sanno anche gli studenti del MIT, lo stesso Teddy Ort infatti afferma: “Sappiamo che le mappe 3D continueranno ad essere utilizzate per gli sviluppi della guida autonoma, ma le auto dovranno essere brave come gli esseri umani nell'affrontare strade sconosciute, speriamo che il nostro lavoro sia d'aiuto”.

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