Statistiche incidenti stradali: tardive e inattendibili?

Statistiche incidenti stradali: tardive e inattendibili? I dati sui sinistri di ogni anno si conoscono quasi alla fine del successivo. E mancano quelli rilevati dalle polizie locali. Qualcosa non quadra

I dati sui sinistri di ogni anno si conoscono quasi alla fine del successivo. E mancano quelli rilevati dalle polizie locali. Qualcosa non quadra

4 Ottobre 2011 - 08:10

Ogni volta che in Italia si parla di incidenti stradali, del loro aumento, della loro diminuzione o di qualsiasi altra cosa che riguardi questo aspetto della circolazione e le sue conseguenze in termini vittime e feriti, ci si riferisce inevitabilmente a dati vecchi di almeno 10-11 mesi. Una realtà che ci fa poco onore, soprattutto se pensiamo che nella vicina Svizzera i dati diventano pubblici al massimo dopo un paio di mesi.

LE POLIZIE LOCALI NON COLLABORANO – Da noi, invece, le statistiche vengono rilasciate dall'Aci (su dati Istat, quindi l'automobil club ha poche colpe) nell'ottobre-novembre di ogni anno e si riferiscono agli incidenti avvenuti in quello precedente. Per esempio, tra qualche settimana saranno pronti i dati riferiti agli incidenti avvenuti nel 2010. Questo fastidioso ritardo è dovuto al fatto che i dati confluiscono all'Istat da tutte le forze dell'ordine, sia quelle nazionali (Polizia, Polizia Stradale e Carabinieri), sia quelle locali (le polizie municipali), ma queste ultime non hanno alcun limite di tempo fissato per legge entro il quale inviare la segnalazione di un sinistro avvenuto all'interno del territorio comunale. Anzi, in realtà non hanno l'obbligo di inoltrarlo affatto, e non esistono sanzioni per i comuni ritardatari o del tutto inadempienti. Da ciò si può dedurre che le statistiche, oltre che tardive, sono quasi certamente alquanto incomplete.

120 MILA INCIDENTI “SPARITI” NEL 2008. E QUEST'ANNO? – Antonio Palmieri, ex-funzionario della Motorizzazione Civile e oggi presidente dell'Associazione Nazionale Utenti Stradali, sostiene che «le statistiche diffuse in campo nazionale, almeno per gli ultimi anni, non comprendevano gli incidenti rilevati dalle Polizie Locali, che sono la maggior parte, ma solo quelli il cui rilevamento era stato effettuato dalla Polstrada e Carabinieri». Forse non ha completamente ragione quando dice “non comprendevano”, una negazione netta secondo la quale questi dati mancano del tutto, ma nemmeno completamente torto: già in un comunicato del 17 novembre 2009, l'Anvu (Associazione nazionale della Polizia Locale) sosteneva che, secondo le sue eleborazioni, dai dati Aci-Istat appena rilasciati quell'anno e relativi agli incidenti con feriti o vittime occorsi nel 2008, mancavano oltre 120 mila sinistri di competenza delle polizie municipali. Un “ammanco” gigantesco e a dir poco clamoroso, che non si ha motivo di ritenere si sia arretato negli anni successivi. E se ciò è vero, c'è una sola conclusione da trarre: nel nostro Paese tutti i ragionamenti su incidenti, vittime, feriti e lesioni sono campati per aria da anni, come i dati che li supportano. Ma se è così, perdono di significato tutte le dichiarazioni più o meno rassicuranti che le personaità e gli organismi pubblici (ministeri compresi) rilasciano sul raggiungimento o meno, anche in Italia, degli obiettivi comunitari di riduzione degli incidenti e delle vittime della strada stabiliti dalla Commissione Europea. In altre parole, come si fa a sostenere di aver raggiunto o avvicinato tali obiettivi se le statistiche sono totalmente raffazzonate, carenti e inattendibili?

FORSE I DATI CI SONO, MA NON CIRCOLANO – Secondo Palmieri, però, in tutto ciò c'è una stranezza: «Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti questi dati nazionali li detiene in quanto già presenti nei suoi archivi informatici. Tutti gli incidenti della strada che man mano vengono rilevati su base provinciale e da tutte le forze di Polizia sono da queste inviate per la trattazione agli Uffici Provinciali della Motorizzazione Civile e, di conseguenza, da questi ultimi possono essere tinviati per via telematica al Ministero dei Trasporti». Insomma, Palmieri afferma che i dati ci sono. Ma allora c'è da chiedersi perché non vengano inoltrati a chi dovrebbe custodirli per le future elaborazioni. Ammesso che quanto afferma Palmieri risponda a verità, le ragioni da lui suggerite per spiegare questa situazione paradossale rientrano nel campo delle cosiddette “dichiarazioni forti”. Eccole:

«Fino al 2003, ogni ufficio provinciale della Motorizzazione Civile doveva inviare trimestralmente la situazione statistica provinciale, pena, per quell'ufficio inadempiente, la disattivazione dell'emissione delle patenti, delle immatricolazioni dei veicoli e così via. Ovvero, un piccolo disastro economico e per la direzione dell'ufficio. Ecco perché, già dal gennaio di ogni anno, i dati dell'anno appena terminato potrebbero essere a disposizione di tutti, Europa compresa. Qualcuno, leggendo queste righe, potrà domandarsi: ma perché allora queste statistiche reali e immediate non vengono rese pubbliche subito? Bella domanda! Perché, e questo è un mio personale parere, forse salterebbe fuori che il problema degli incidenti stradali in Italia, nonostante l'avvio della patente a punti avvenuto nel 2003, non si è risolto, ma credo si sia addirittura aggravato, e quindi certificarlo attraverso le statistiche, vere e immediate, sarebbe molto grave. Ma ecco che, nell'ignoranza più completa o per un preciso calcolo di convenienza politica ed economica, il settore della raccolta di tali dati, già prevista nel nostro Codice della Strada e assegnata alle competenze del Ministero dei Trasporti, fortemente collaudata negli anni e sempre aggiornata, grazie a una nuova norma introdotta dall'art. 56 della legge 120/2010 (che ha modificato il Codice della Strada-ndr) è stata delegata alle Regioni, alle Province e ai Comuni per la raccolta, con l'invio dei dati degli incidenti per via telematica al Centro Elaborazione Dati del Ministero dei Trasporti. Complimenti al nostro ministro Matteoli e a tutte le forze politiche di destra, di centro e di sinistra presenti nella Commissione Trasporti. Chissà che cosa s'inventeranno adesso i nostri governanti per il prossimo decennio, o che cosa si faranno suggerire dai soliti interessati, esperti di sicurezza stradale, per porre rimedio al fenomeno degli incidenti. Magari qualche altra modifica o innovazione al nostro Codice come quella che stava per essere inserita con la legge 120/2010, riguardante il divieto di fumare durante la guida…».

A BRUXELLES SI FIDANO, E MAGARI SBAGLIANO – Insomma, Palmieri non usa mezze misure per lanciare il sospetto che dietro le statistiche sugli incidenti e sul rilevamento e la conservazione dei dati si nascondano interessi rilevanti, inadempienze, errori, pressapochismo e anche un po' di imbrogli ai danni della Commissione Europea sui trasporti che, da Bruxelles, prende i nostri dati per buoni mentre, forse, buoni non lo sono per niente.

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1 Commento

fulvio
18:32, 4 Ottobre 2011

Il fatto che in Italia l'attenzione ai problemi della circolazione sia limitato, è purtroppo evidente.Ma, prima di affermare che le statistiche sugli incidenti sono falsate dall'incompletezza dei dati, sarebbe meglio fare altre considerazioni. Le statistiche sono, appunto, statistiche, quindi veicoli di informazioni di massima e soggette ad errori. Le statistiche vanno pertanto lette come “orientamento” o “tendenza”. Quelle dell'ACI comprendono le valutazioni effettuate su circa 200.000 incidenti; un numero sufficiente per elaborare uno studio tendenziale. In un così grande numero di eventi, infatti, è presumibile che si riflettano dei comportamenti generali; a prescindere dal fatto che le valutazioni esposte siano solo quelle relative agli incidenti “gravi”. In sostanza: se i dati sono analizzati con coscienza, esiste certamente una percentuale di errore rispetto alla realtà, ma la tendenza è quella! I dati sarebbero falsati solamente se il numero di eventi ignorati fosse particolarmente elevato e concentrato in precisi settori. Ad esempio: vengono a bella posta ignorati tutti gli incidenti (e sono 150.000) in cui il conducente ha più di 60 anni. Certamente l'afflusso dei dati da parte della polizia locale renderebbe completa la situazione; ma, se la raccolta dei è fatta con coscienza, è presumibile che non altererebbero più di tanto le percentuali. E' certamente più importante il fatto che i dati giungano in forte ritardo.

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