
Evento tragicomico a Roma dove un cittadino per contestare una multa relativa alle strisce blu, spende 600 euro in tribunale.
Evento tragicomico a Roma dove un cittadino per contestare una multa per mancato pagamento delle strisce blu ricorre sino in Cassazione, ma alla fine si ritrova a spendere 600 euro tra multa e spese processuali.
STRISCE BLU – Nella vita può succedere di vedersi affibbiata una multa per il mancato pagamento delle zone blu, è tra le “normali” violazioni che commette l'automobilista medio cittadino. Normalmente, qualsiasi persona ammette le proprie colpe, paga la multa, e la storia finisce lì. Capita invece, molto più raramente, che la multa venga contestata sino in Cassazione, ed è questo uno dei casi. La multa, pur esigua (37 euro), sembra ingiusta ad un cittadino romano che, anche avendo palesemente torto decide di ricorrere al Giudice di Pace, che gli da torto, poi al tribunale ordinario, che lo condanna al pagamento delle spese processuali, quantificate in 100 euro, e poi sino in Cassazione che lo condanna ad un pagamento complessivo di 600 euro.
CATTIVA ABITUDINE – Eventi singolari come questo avvengono principalmente perché le persone non sono a conoscenza, o non vogliono rispettare, le norme del codice della strada. Per fortuna la Cassazione, con la sentenza n. 11389/11 del 24 maggio, dovrebbe aver arginato la brutta abitudine che è quella di considerare il tribunale come un mezzo “storna multe”, quando in realtà dovrebbe essere un mezzo di garanzia da utilizzare di fronte a palesi ingiustizie. Se si pensa di avere ragione in qualcosa occorre difendere la propria opinione, ma nei casi di palese torto, specialmente nella violazione del codice stradale, è più semplice pagare una multa e mettere da parte l'orgoglio.