Ponte Morandi, un misterioso blackout cancella le prove del crollo

Ponte Morandi, un misterioso blackout cancella le prove del crollo Il Ponte Morandi continua ad avere dell'incredibile: il crollo avrebbe cancellato anche tutte le prove video e si è costretti a indagare sui sassi

Il Ponte Morandi continua ad avere dell'incredibile: il crollo avrebbe cancellato anche tutte le prove video e si è costretti a indagare sui sassi

27 Agosto 2018 - 11:08

Il nuovo ponte dovrà aspettare, mesi o forse anni, perché la procura di Genova ha sequestrato i monconi del Morandi pericolante, mentre da più parti se ne chiedeva l’abbattimento per salvaguardare le abitazioni su cui pendono le restanti parti della struttura. Per il procuratore di Genova Francesco Cozzi quei monconi ancora in equilibrio e le macerie sono prove che verranno analizzate nell’incidente probatorio che si sta costruendo. Il motivo è semplice (dichiarato dallo stesso procuratore Cozzi) quanto surreale. Un nuovo colpo di scena: le uniche immagini che avrebbero potuto mostrare gli istanti appena prima del crollo e aiutare ad individuare le cause non sono utilizzabili; sono andate perse. Punto. La procura lo definisce un “blackout”, mentre alle prime fasi delle indagini che si spera possano durare pochi giorni, le vittime e le famiglie (e chiunque spera di non trovarsi mai su uno dei 10 mila ponti Morandi in Italia), manda giù l’ennesimo rospo. E’ è possibile che su un tratto autostradale strategico di collegamento con l’Europa ci fosse una sola webcam a contare le auto? E che poi quelle immagini siano diventate misteriosamente indisponibili a causa del crollo?

DOPO IL CROLLO, LA BEFFA DELLE TELECAMERE Già è difficile accettare l’idea che un ponte possa crollare da un momento all’altro sotto ai piedi di decine di automobilisti, poi salta fuori che a causa del crollo stesso le immagini sono andate perse, come se dopo quel filo collegato all’unica telecamera puntata sul ponte Morandi non ci fosse nulla, ne una sala operativa, ne una memoria o una videocassetta che stesse registrando quelle riprese. Sulle immagini del crollo infatti la procura di Genova sembrerebbe non avere dettagli rilevanti anche a causa del maltempo: gli unici elementi, insieme ai documenti sul viadotto Polcevera sequestrati dalla Finanza nella sedi di Autostrade nei giorni scorsi restano i tronconi esterni del ponte ancora in piedi e le macerie che saranno sottoposte alla valutazione dei periti nominati dalla procura.

PONTE MORANDI COME IL PENATGONO USA? Con la sparizione delle riprese telecamere presumibilmente legata al crollo (o almeno queste sono le versioni ufficiali) non bisogna però farsi travolgere dalle teorie del complotto ancora più inconcepibili dello stesso misterioso blackout a cui speriamo la procura possa dare un nome e un cognome, qualora si dovesse accertare che la cancellazione non è casuale ma voluta. Intanto c’è tra chi analizza la vicenda del ponte Morandi parlando in maniera grottesca di terrorismo o abbattimento intenzionale tramite cariche esplosive, anche chi con un’analisi più verosimile, nel video qui sotto, si chiede se il ponte Morandi sarà come il Pentagono negli USA del famoso 11 settembre.

LA PROCURA BLINDA LE MACERIE L’abbattimento lampo promesso dal Governatore della Liguria (e commissario straordinario per le emergenze) Toti in coro con Autostrade, che avevano annunciato un piano di totale abbattimento della parte residua del ponte non ci sarà, almeno non nei tempi che invece chiede il procuratore di Genova per le indagini. Ovvio, perché senza i video ripresi dalle telecamere, con il ponte sarebbe venuto giù tutto quello che al momento è a disposizione della procura per individuare responsabilità su possibili colpevoli. Un provvedimento comprensibile per provare a mettere dei nomi nel registro degli indagati, ma risulta piuttosto difficile, a chi in quel crollo ha perso molto o a chi a centinaia di chilometri da Genova rischia di perdere la fiducia nelle istituzioni, credere che un terremoto o un blackout possa cancellare delle memorie. E se così fosse, perché su un ponte strategico così rilevante (e già criticato per la sua precarietà) non c’erano altre telecamere? Speriamo che saranno le indagini e un piano nazionale per le infrastrutture ad individuare i colpevoli e ad evitare nuovi disastri.

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