Omicidio volontario per un guidatore drogato: qualche dubbio

Omicidio volontario per un guidatore drogato: qualche dubbio Sotto l'effetto della droga

Sotto l'effetto della droga, aveva causato un incidente mortale: ora è stato condannato per omicidio volontario. Una decisione che lascia perplessi

7 Febbraio 2012 - 04:02

La vicenda è estremamente drammatica, visto che parliamo di un incidente mortale per guida sotto l'effetto di stupefacenti. Nel 2008, un conducente drogato all'epoca 31enne guida la sua auto a 80 km/h, a Bollate (Milano), su una strada con scarsa illuminazione e con l'asfalto viscido: invade la corsia opposta e si schianta contro una macchina, al cui volante c'è una ragazza di 24 anni. Nel terrificante impatto, la giovane muore. Nel sangue dell'uomo vengono trovate tracce di cannabis e di un tranquillante. Da qui la trafila giudiziaria.

DUE SENTENZE – In primo grado, il Pubblico ministero chiede una condanna a nove anni e quattro mesi per omicidio volontario, con la contestazione del dolo eventuale, ossia dell'accettazione del rischio dell'evento. Ma la sentenza è diversa: quattro anni e otto mesi di reclusione per omicidio colposo (dovuto a imperizia, negligenza, imprudenza), aggravato dalla colpa cosciente, ovvero della possibilità di prevedere l'evento. Il Pubblico ministero non ci sta, idem i familiari della vittima, e scatta il ricorso. La sentenza della prima Corte d'Assise d'appello è molto più pesante: 14 anni di carcere per omicidio volontario. Con lo sconto di un terzo della pena, grazie al rito abbreviato. Fra parentesi, in precedenza, l'uomo era già stato condannato a quattro mesi di arresto, perché sorpreso a guidare sotto effetto di alcol e cocaina.

PREMEDITATO? – Ci permettiamo di esprimere un convincimento sulla sentenza di secondo grado, pur nella consapevolezza che i giudici avranno avuto di sicuro più strumenti di noi per analizzare la questione. Si tratta di una sentenza più unica che rara: perché il reato di omicidio volontario trovi applicazione per un incidente stradale, sembra vada infatti dimostrato che l'omicida abbia un movente, che ci sia stata premeditazione. Il problema verte attorno a una domanda: chi si ubriaca (o si droga) prima di mettersi al volante, è consapevole che guiderà in condizioni alterate, e che potrebbe ammazzare qualcuno? Quindi guida con la volontà di uccidere? In teoria si, ma per la legge non è proprio scontato. Tutto questo in attesa che un giorno venga introdotto, finalmente, il reato di omicidio stradale (si avvicina a quello di omicidio doloso, cioè volontario): il Disegno di legge giace in Parlamento, evidentemente alle prese con questioni più gravi per il Paese. Con l'omicidio stradale, la pena oscillerebbe da 8 a 18 anni, con arresto immediato del guidatore. In alternativa all'omicidio stradale, il Codice penale potrebbe essere cambiato in un altro senso: la pena potrebbe essere aggravata di un terzo rispetto a quella dell'omicidio colposo (omicidio aggravato dalla colpa con previsione di causare la morte altrui). Staremo a vedere. Per adesso ogni Giudice si “inventa” la sua sentenza, rendendo la “(in)giustizia stradale” un vero e proprio caos.

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