Un terzo della spesa dell'automobilista si volatilizza per il carburante
Fra aumenti delle Compagnie e accise sempre più pesanti, s'è arrivati al punto che un terzo della spesa dell'automobilista si volatilizza per il carburante: lo dice il Centro studi socioeconomici Pragma.
TRASPORTI FONDAMENTALI – La spesa media mensile sostenuta dalle famiglie italiane per i trasporti, cresciuta del 4,4% nell'ultimo biennio (da 339 a 354 euro) è seconda solo alla spesa per l'abitazione e per i prodotti alimentari/bevande (rispettivamente 719 e 477 euro al mese) e superiore a quella complessivamente sostenuta dalle famiglie italiane per abbigliamento, sanità, cultura e tempo libero (331 euro al mese). Secondo lo studio, la spesa media mensile per i trasporti varia in misura significativa in funzione delle dimensioni dei nuclei familiari (da 196 euro per famiglie di un solo componente a 543 euro per famiglie con 5 o più componenti) e del territorio (da un minimo di 204 euro in Sicilia ad un massimo di 495 euro in Lombardia). Oltre un terzo della spesa per i trasporti è destinata all'acquisto di carburante (120 euro nel 2010, 35,5% del totale). La ricerca evidenzia poi che i trasporti rappresentano un settore strategico per il sistema-Paese, in grado di generare un valore aggiunto superiore a 80 miliardi di euro nel solo 2010 (7,1% del totale dell'economia nazionale) e ricadute occupazionali stimabili in circa 2,1 milioni di unità di lavoro (9% del monte unità di lavoro). L'impatto generato dalla crisi sulle performance di settore è stato notevole, sia in termini economico-occupazionali, sia in termini di volumi di traffico di passeggeri e merci (rispettivamente -4% e -8% tra il 2010 e il 2011). In netto calo anche il numero di spostamenti medi quotidiani degli italiani, scesi a quota 106,6 milioni nel 2011 (-13,4% rispetto al 2010).
AUTO RECORD – L'auto privata si conferma Il mezzo di trasporto più diffuso: assorbe l'80% del traffico interno di persone e il 59% del traffico interno di merci; viene utilizzata per il 65% degli spostamenti quotidiani (contro un più modesto 19% degli spostamenti a piedi o in bici e l'11% con i mezzi pubblici). L'Italia sconta un “gap” infrastrutturale notevole rispetto ai principali paesi competitor, soprattutto in termini di estensione e densità della rete autostradale e di quella ferroviaria (comprese le linee ad altà velocità).
GAP DALL'EUROPA – Però i servizi per l'automobilista non sono all'altezza. Secondo lo studio, la disomogeneità della distribuzione del traffico interno di passeggeri e merci per modalità di trasporto e, nello specifico, l'utilizzo quasi esclusivo del trasporto su strada, genera inevitabili esternalità negative, riconducibili in massima parte a fenomeni di congestione, inquinamento atmosferico, incidentalità stradale, rumore. L'impatto sociale ed economico delle sopra citate esternalità tende a variare in misura significativa in funzione delle caratteristiche quali-quantitative della rete nazionale delle infrastrutture di trasporto. Un primo dato significativo riguarda il “gap” infrastrutturale dell'Italia rispetto ai principali paesi competitor europei relativamente all'estensione della rete autostradale: nel ventennio 1991-2009, quest'ultima è, infatti, aumentata del 6% in Italia, del 17% in Germania, del 58% della Francia e del 168% in Spagna; nel 2009 insistevano sull'Italia 23 km di rete autostradale ogni 1.000 km di superficie, contro i 28 km della Spagna e i 37 km della Germania.
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