Muro del Brennero: due corsie per le auto, parcheggi per controlli

Muro del Brennero: due corsie per le auto, parcheggi per controlli La Polizia austriaca: al Brennero

La Polizia austriaca: al Brennero, due corsie per le auto e due per i Tir. Più un parcheggio per i controlli

18 Aprile 2016 - 07:04

È in vista un aumento consistente del flusso migratorio, e in parallelo arriva l'annuncio del Governo austriaco di costruire una barriera al Brennero: per questo, Confindustria ha sottolineato le conseguenze drammatiche a livello politico, umanitario ed economico: la chiusura del Brennero sarebbe “un danno enorme per la nostra industria”. L'accoglienza dei profughi “deve essere un'azione comune, condivisa da tutte le Regioni europee, e non un obbligo morale per chi è più esposto dalla condizione geografica come è il nostro Paese”. Il muro del Brennero avrebbe “un immediato contraccolpo per tutta la nostra economia, specie quelle imprese del Nord-Est che lavorano costantemente e in modo rilevante con i Paesi del Nord Europa”.

QUANTI SOLDI Da parte dell'Anita, l'associazione delle imprese dei trasporti automobilistici, è già arrivata una prima quantificazione dell'impatto economico del ripristino dei controlli alle frontiere: un camion fermo costa all'azienda circa 60 euro l'ora. Monetizzando: con un ritardo di due ore, si può supporre un aumento dei noli del 10% che ricadrà senza dubbio sui costi e quindi sui prezzi dei prodotti e di conseguenza sul consumatore finale. Perché, con 29 milioni di tonnellate movimentate ogni anno, il Brennero è il valico alpino con il maggior traffico su strada e ferrovia; seguono a distanza quello di Ventimiglia (17,3 milioni di tonnellate) e di Tarvisio (15,2 milioni).

DA FINE MAGGIO 2016? Per adesso alla frontiera ci sono solo due ruspe, quattro operai e sei tubi. Ma, dice l'Alto Adige, ci sono già guardrail spostati e una nuova canalina che corre lungo la carreggiata nord dell'A22 (o meglio, l'A13 austriaca), che potrebbero essere solo la prima pietra di una struttura in grado di sconvolgere la vita dell'intera zona. Al di là e al di qua del confine. All'interno dell'area di servizio Rosenberger, gestita dal gruppo Omv (nello spiazzo adibito a parcheggio dopo la vecchia stazione della gendarmeria usata per il controllo dei mezzi pesanti), due escavatori sono entrati in azione di primo mattino. Alzano i cubetti a ridosso dello spartitraffico. Con un braccio meccanico spostano tubi molto larghi per posizionarli nella conduttura. La Polizia austriaca dirama un comunicato attraverso l'agenzia austriaca Apa in cui parla di “lavori che, al momento, prevedono la costruzione di una tettoia per consentire i controlli anche con il maltempo e la rimozione di alcune isole spartitraffico. In un secondo momento potrebbe arrivare anche una recinzione”. Probabilmente nello spiazzo dell'area di servizio (l'unico abbastanza largo) sorgerà una cabina di controllo attrezzata. Sulle dimensioni del recinto, forse da fine maggio 2016, hanno già cominciato a circolare delle ipotesi: si parla di 250 metri di lunghezza destinati a tagliare tutta la valle passando per autostrada, Statale e ferrovia. 

QUATTRO CORSIE “Sull'autostrada ci saranno quattro corsie, due per le auto e due per i Tir – continua la nota della polizia all'Apa – e i mezzi da controllare saranno deviati in un parcheggio per evitare il più possibile i rallentamenti”. Quindi, il programma già esiste, con le quattro corsie, così da non ostacolare troppo il traffico. Ma poi si dovrà vedere alla prova dei fatti: quanti minuti per unico controllo? Con quanta Polizia? E con quali conseguenze per lo smog? Un muro, una barriera, un recinto. Contro l'immigrazione incontrollata. Eretti anche contro il terrorismo. Stando al Sole 24 Ore, “la violenza terroristica e la sfida delle migrazioni, spesso impropriamente associate nella percezione pubblica, stanno mettendo alla frusta la geopolitica europea e quella italiana: ignorato per anni il Mediterraneo è diventato ora il centro di ogni discussione. Con l'afflusso di un'umanità precaria e disperata, in contemporanea con le stragi jihadiste, il Mediterraneo viene considerato una minaccia da cui difendersi che spinge gli europei a erigere improbabili sbarramenti oppure a proporre nuove spedizioni militari sulla quarta sponda, come se non fosse bastata l'ultima nel 2011 che ha disintegrato la Libia”.

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