La filiera dell'auto reagisce alla crisi

Lo indica un'indagine presentata oggi a Torino, che però fotografa una realtà con luci e ombre: i componentisti aumentano il fatturato, ma la produzione di auto, che ha perso molto, rimane stagnante
Sono stati presentati oggi a Palazzo Birago (Torino) i risultati dell'indagine sul settore auto svolta dall'Osservatorio sulla filiera dell'autoveicolo della Camera di Commercio del capoluogo piemontese in collaborazione con l'Anfia. L'edizione 2011 dell'indagine, curata dalla STEP Ricerche e riferita ai risultati del 2010, si è basata sulla compilazione di 290 questionari (per la prima volta trasmessi online e non in forma cartacea) direttamente dalle imprese della filiera e sull'analisi dei bilanci dell'anno scorso di 2.327 società della filiera autoveicolare italiana.
COMPONENTISTICA IN RIPRESA – I risultati dell'indagine indicano che mentre il mercato dell'auto in Italia continua a rimanere depresso e la produzione nazionale di auto è stabile, il settore della componentisca ha fornito nel 2010 importanti segnali di ripresa dovuti al potenziamento delle esportazioni. Significative, a questo proposito, le parole di Alessandro Barberis, presidente della Camera di Commercio di Torino: «Se l'industria mondiale riparte, ma la nostra produzione appare ancora invariata, la filiera dei componentisti italiani mostra di aver già agganciato la ripresa, con un fatturato in aumento dell'11,1% a livello nazionale. Il principale motore della crescita si conferma l'export, che recupera quasi totalmente i livelli precrisi: oggi ben il 73% delle imprese intervistate dichiara di dovere una parte del proprio fatturato ai clienti esteri. È in calo la dipendenza da Fiat, mentre sono in crescita gli investimenti in ricerca e sviluppo e la flessibilità nel rispondere alle mutevoli esigenze del mercato globale».
BENE NEL “BRIC” – Mauro Ferrari, presidente del Gruppo Componentisti, ha confermato: «La ripresa del 2010 poggia ancora una volta sulla vocazione internazionale della componentistica italiana, che deve la sua crescita, anche nella prima metà del 2011, ai mercati di sbocco dell'area BRIC. Aumenta anche il peso dell'export verso Paesi dell'Europa orientale come Turchia, Repubblica Ceca, Polonia e Serbia, un mercato, quest'ultimo, dove siamo fortemente cresciuti nell'ultimo quinquennio e dove prevediamo di crescere ancora grazie agli investimenti recentemente effettuati da Fiat nel Paese. La ripresa, in generale, rimane lenta in Europa e in Italia, ma nel nostro Paese, avrà sicuramente un impatto determinante il completamento del progetto Fabbrica Italia di Fiat. In conclusione, concentrarsi sulla competitività lavorando su innovazione e internazionalizzazione resta la formula vincente per l'intera filiera automotive italiana».
QUALCHE DETTAGLIO – La produzione di auto in Italia è stabile, ma perdiamo posizioni nella classifica mondiale dei Paesi produttori. In generale, la filiera italiana, con circa 169 mila addetti, ha realizzato nel 2010 un fatturato complessivo di 42 miliardi di euro, in crescita dell'11,1% rispetto al 2009, recuperando circa l'86% dei ricavi ante-crisi. Il valore delle esportazioni è risultato pari a 16,4 miliard di euro, in aumento del 25% sul 2009, con un recupero dell'88%. La dipendenza da Fiat passa da 63,2 a 56 euro per ogni 100 di fatturato. I nuovi stabilimenti aperti da aziende italiane all'estero (i dati sono riferiti al periodo 2009-2011) sono 26, soprattutto in India, Cina e Brasile, mentre ne sono stati chiusi due. Rilevante appare il fenomeno della cosiddetta “internazionalizzazione passiva”, cioé l'acquisto di componenti all'estero: circa il 74% del campione di aziende intervistate ha dichiarato di sfruttare catene di fornitura che si generano (a monte) in Paesi esteri, non solo in Europa, ma sempre più in mercati emergenti. Sul totale degli acquisti del campione, subito dopo la Germania (primo Paese) si colloca ormai la Cina. A seguire la Francia e al quarto posto la Corea del Sud. Quanto ai primi dati del 2011 (1° trimestre), l'andamento degli ordinativi conferma che la ripresa post-crisi continua grazie a commesse nazionali (per il 60% dei rispondenti), ma soprattutto spinta dagli ordini provenienti dall'estero (il 70% dei rispondenti).
PRUDUZIONE: PERDIAMO POSIZIONI – Quanto alla produzione di autoveicoli, l'Italia è in controtendenza con il resto del mondo: nel 2010 è risultata pressoché stabile rispetto al 2009, con meno di 900 mila unità. Il risultato è dato da una flessione delle autovetture assemblate (-13,3%) e da un recupero dei veicoli industriali (+21,3%) e commerciali leggeri (+49,3%). Notevole è la perdita di posizioni nel mondo, dove l'Italia è passata dall'undicesimo posto del 2000 (con 1,7 milioni di autoveicoli prodotti) al diciannovesimo del 2010. L'arretramento è avvenuto anche nel continente europeo: dopo il quinto posto del 2000, il nostro Paese s'è visto progressivamente superare da Russia, Turchia, Repubblica Ceca e Polonia. Per il 2011 non si prevede una ripresa della produzione finale.