Incidente, vittima costretta a cambiare lavoro: danno esistenziale

La vittima dell'incidente stradale costretta a cambiare lavoro dopo il sinistro che le ha procurato lesioni ha diritto anche al danno esistenziale: lo sconvolgimento che porta a scelte di vita diverse, accertabile in ragione dell'alterazione del modo di rapportarsi con gli altri nella vita comune di relazione. Va indennizzata la perdita delle relazioni sociali che il danneggiato tesseva da anni e alle quali ha dovuto rinunciare in favore di un'occupazione meno prestigiosa, imposta dalle precarie condizione di salute. Lo sancisce la sentenza 3718 del 30 gennaio 2012, pubblicata il 9 marzo dalla terza sezione civile della Cassazione.

BIDELLA – La vittima, per via dell'incidente, ha infatti dovuto ripiegare su un lavoro come bidella (professione dignitosissima, ma pur sempre di livello inferiore alla precedente): in concreto, questo è il danno esistenziale, non patrimoniale, subìto dalla donna. Che ha diritto al ristoro per la fine del rapporto avuto con i colleghi: in questo caso, il pregiudizio indennizzato costituisce la conseguenza non patrimoniale di un incidente stradale. Il sinistro non ha generato in patologie medicalmente accertabili (danno biologico), ma un'alterazione della personalità tale da indurlo a scelte di vita diverse. E non conta che il danno esistenziale sia stato domandato solo in sede di conclusioni: importa solo che a quel tipo di pregiudizio sia stato fatto riferimento in un contesto nel quale era stato richiesto il risarcimento del danno non patrimoniale. L'Assicurazione deve quindi effettuare un risarcimento più alto per la vittima del sinistro.

DIVERSE SENTENZE – C'è però da precisare che la giurisprudenza in materia è contraddittoria: la stessa Cassazione s'era espressa negando il danno esistenziale in altre circostanze. Una materia molto complessa e delicata che difficilmente troverà una definizione anche in futuro. Tant'è vero che, nei prossimi mesi, sul danno biologico si giocherà una partita molto importante, con le Compagnie intenzionate a premere sul Governo e sul Parlamento affinché vengano adottati criteri di indennizzo restrittivi.