Incidente con semaforo verde? Rischi il concorso di colpa

Incidente con semaforo verde? Rischi il concorso di colpa Anche se uno dei conducenti passa con il rosso

Anche se uno dei conducenti passa con il rosso, può esserci concorso di colpa, se rimane oscura la dinamica. Così la Cassazione

2 Novembre 2012 - 09:11

La Corte di Cassazione, con sentenza n. 17895, depositata il 18 ottobre 2012, ha respinto il ricorso di una motociclista che si era vista, in sede di Appello, ridurre il risarcimento del danno conseguente a un incidente stradale. Il ricorso era dovuto al fatto che la motociclista era stata coinvolta nel sinistro transitando con il verde a un incrocio semaforizzato. Di qui lo stupore per la decisione della Corte d'Appello di Genova, che aveva ritenuto non sufficienti gli elementi emersi per affermare che la motociclista con il verde avesse totalmente ragione. L'art. 2054 c.c. impone infatti la presunzione di colpa per tutti i conducenti coinvolti e, nel caso di specie, l'indeterminatezza di punto d'urto, scarrocciamento e velocità tenuta dai veicoli, aveva fatto propendere i Giudici di 2° grado per un concorso di colpa minoritario dell'utente stradale avvantaggiata dal verde semaforico. Ora la Suprema Corte ha confermato.

SEMAFORO VERDE VS ART. 2054 C.C. – Il caso, non era dei più limpidi. La motociclista ricorsa in Cassazione aveva anche richiesto, fra l'altro, una responsabilità concorrente dell'Ospedale dove era stata ricoverata, per aver aggravato i danni. Poi, a parte il dato, non indifferente certo, del semaforo rosso per la sua controparte (un altro motociclista), numerosi elementi contraddittori avevano spinto la Corte d'Appello di Genova a ritenere non superata la presunzione di colpa prevista dall'art. 2054 c.c.. In particolare erano poco chiari alcuni elementi chiave della dinamica, come il punto d'urto e la velocità dei veicoli; tali elementi se chiariti avrebbero potuto “scagionare” totalmente la motociclista passata col verde, che invece, viene ritenuta non esentata dall'obbligo di transitare usando prudenza e cautela, nonostante l'affidamento ingenerato dal semaforo. La Corte di Cassazione conferma quanto deciso in sede territoriale, ribadendo un principio, quello di cui all'art. 2054 c.c., spesso sottovalutato, dagli utenti della strada e dagli addetti ai lavori.

LA PRESUNZIONE DI COLPA, UN PRINCIPIO GIURIDICO DI VASTA PORTATA – Il caso portato all'attenzione degli Ermellini, rappresenta un esempio di come l'accertamento della responsabilità nei sinistri stradali sia faccenda complessa e mai scontata. L'utente della strada “medio” ritiene che quando si verifica un incidente stradale sia quasi sempre possibile attribuirne la colpa totale a uno dei conducenti coinvolti. In realtà il nostro ordinamento prevede quale cardine della responsabilità per i danni da circolazione dei veicoli il principio della presunzione di responsabilità concorsuale. Ciò non è strano, poiché il Codice della Strada contiene una grande quantità di norme e difficilmente chi guida riesce a rispettarle tutte. Dunque, quando si verifica una collisione, per legge la colpa è di entrambi, ai sensi del citato art. 2054 c.c.. Solo se si dimostra di aver tenuto una condotta completamente esente da colpa, si ottiene il risarcimento integrale del danno. Ma in cosa consiste la dimostrazione di aver adottato tutte le cautele prescritte dal Codice della Strada? Si perviene a risultati molto diversi a seconda che si consideri la prova da fornire come “positiva” ovvero “negativa”. In altre parole, con l'interpretazione delle norme si può scegliere se chi passa col verde, in assenza di elementi contrari si può ritenere esente da colpa, oppure se chi passa col verde deve dimostrare comunque la propria velocità, la propria traiettoria e ogni altro elemento utile a dar prova di una condotta perfetta.Dalla scelta di una o dell'altra strada, cambia -e di molto- l'esito degli accertamenti di responsabilità nei sinistri stradali. Dalle scelte della Suprema Corte si può generare un sistema più “salomonico” (è sempre un po' colpa di tutti), oppure meno. La sentenza in esame, che ribadisce un orientamento recente della Suprema Corte, porta potenzialmente all'individuazione del concorso nella maggior parte dei casi.

di Antonio Benevento

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