Incidente con ferito, niente ristoro stragiudiziale se la richiesta è esagerata

Incidente con ferito, niente ristoro stragiudiziale se la richiesta è esagerata Niente rimborso delle spese legali stragiudiziali se la richiesta è esagerata

Niente rimborso delle spese legali stragiudiziali se la richiesta è esagerata, lo ha stabilito uan recente sentenza della Cassazione

19 Ottobre 2017 - 07:10

Una sentenza della Suprema Corte, quasi per caso, mette in campo un curioso principio sul rimborso delle spese di assistenza legale stragiudiziale. Si tratta della sentenza n. 21941 depositata il 21 settembre 2017, che riguarda un caso di incidente stradale con danni ai passeggeri, finito in cassazione per questioni di quantificazione del danno. Come al solito, a tener banco è il danno morale, che pure era stato riconosciuto dai giudici di merito, pur compresso entro il limite del 20%, come d'altronde prevede il codice delle assicurazioni private. Ma è sul finire della pronuncia, nella disamina della richiesta di rimborso delle spese di assistenza stragiudiziale, relative al lavoro dell'avvocato prima dell'inizio della causa, che gli Ermellini calano un argomento che verrà senz'altro citato dalle difese delle imprese di assicurazione nei prossimi giudizi. Le spese di assistenza legale prima del giudizio sono dovute sì, ma non se le richieste danni sono così elevate da precludere ogni possibilità di accordo transattivo. Come a dire: se chiedi l'impossibile, vuol dire che non vuoi metterti d'accordo quindi il tuo lavoro prima della causa è inutile.

IL PASSEGGERO SENZA CINTURA, IL CONCORSO DI COLPA Il caso che ha occupato prima il Giudice di Pace, poi il Tribunale di Agrigento, infine la Suprema Corte, era un caso di lesioni riportate da un passeggero in un incidente stradale. Di solito quando si tratta di passeggeri, i contrasti tra danneggiato e impresa di assicurazione si concentrano solo sulla quantificazione del danno, mentre qui era emerso nell'istruttoria che il passeggero era senza cintura, dunque in sede di merito il risarcimento era stato diminuito del 20%, per il concorso di colpa del danneggiato. Oltre a questo punto di discussione, davanti agli Ermellini vengono contestati anche il mancato riconoscimento del danno morale e il mancato riconoscimento delle spese di assistenza legale riguardanti l'attività precedente l'instaurazione delle controversia. Gli Ermellini rigettano, ed è particolare la motivazione con cui non accolgono neppure la richiesta sulle spese di assistenza legale stragiudiziale, che normalmente viene riconosciuta senza problemi.

SE L'AVVOCATO TIRA TROPPO LA CORDA NON SI PAGA Se pur la maggior parte della sentenza si occupa di questioni procedurali inerenti la circostanza della mancanza di cintura di sicurezza del passeggero al momento dell'incidente, la parte più interessante riguarda la doglianza sul mancato riconoscimento delle spese legali stragiudiziali. Si tratta del costo dell'attività dell'avvocato prima di iniziare la causa, da sempre oggetto di battaglia tra i legali dei danneggiati e le assicurazioni, che vorrebbero non pagarle (per qualche approfondimento sul pagamento delle spese legali in caso di incidente, leggi questo articolo, oppure quest'altro articolo). Quando si fa una causa per i danni derivanti da incidente stradale, l'avvocato ha già espletato diverse formalità: ha ricevuto il cliente, ha raccolto la documentazione, ha richiesto i danni alla compagnia, invitato alla negoziazione assistita. Tutta questa attività di norma viene liquidata con la condanna dell'assicurazione che non ha voluto pagare, insieme a tutto il resto. In questo caso non era stata liquidata e il danneggiato ha chiesto agli Ermellini di liquidarla. Invece la sentenza definisce “conforme a diritto la sentenza impugnata, la quale ha escluso la risarcibilità delle spese sostenute in sede stragiudiziale sul rilievo che il danneggiato aveva richiesto un ristoro superiore di circa il 150% rispetto a quello spettante sicchè esse non avevano avuto alcuna utilità in funzione della possibilità di raggiungere un ragionevole accordo transattivo”.

DOMANDARE NON E' PIU' LECITO? L'intento della Corte è intuibile, da parte di chi conosce il settore: se l'obiettivo è avere meno cause e più accordi, può essere un buon incentivo dire che gli avvocati debbano contenere le richieste, se vogliono poi che venga riconosciuto il loro lavoro in fase stragiudiziale. Resta imprevedibile il modo in cui un principio del genere possa venire applicato. Le richieste danni di una persona che ha subito lesioni in un incidente stradale, di solito si basano su documenti medici, così come la liquidazione del danno che fa il giudice una volta iniziata la causa. Dunque, se il mio medico dice che il danno è 10, e quello del giudice dice che il danno è 3, che colpa ne ha il danneggiato? E che colpa ne ha l'avvocato? Questa pronuncia sembra prendere lo spunto dalle norme sulla mediazione, che pongono le parti nella condizione di non rifiutare un accordo per non rischiare di essere puniti dal giudice per non aver accettato una transazione equa. Ma così come è scritta, sembra andare oltre. Un conto è l'atteggiamento “causidico”, il rifiuto magari, di un'offerta equa da parte dell'impresa di assicurazione, un altro conto è punire la richiesta troppo alta, come sembrano dire i Giudici di Piazza Cavour in questa sentenza.

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