
Nell'ambito dell'iniziativa in collaborazione con la Polizia Stradale, ci siamo piazzati dopo un casello sulla Torino-Savona. Controllati 18 veicoli
L'appuntamento è sempre mattutino, ma questa volta, a differenza di quella precedente, il 5 dicembre, ci affiancheremo a un cosiddetto “pattuglione”, ossia un'operazione maggiormente articolata che prevede l'impiego di tre pattuglie: due del comando di Cuneo (la “Verona 340” e la “Verona 633”, montate su Subaru Forester) e la “Verona 404”, appartenente al comando di Asti e che si serve di un'Alfa Romeo 159 Sportwagon. Le prime due sono piazzate in un largo spazio immediatamente dopo il casello di Carmagnola della “Verdemare”, l'autostrada A6 TO-SV in direzione Savona, mentre l'altra vettura ha occupato un'area pressoché speculare in direzione opposta, cioè verso Torino. Poiché non potremo seguire contemporaneamente l'attività di entrambi i gruppi, ci affiancheremo a quello più numeroso. L'obiettivo del “pattuglione” è, come il 5 dicembre, il contrasto agli abusi nel settore del trasporto merci.
TOLLERANZA ZERO VERSO L'ALCOL – Il capo-pattuglia non perde tempo e subito dopo aver dato il via all'operazione viene fermato il primo veicolo, un Tir francese carico di bobine metalliche. L'autista, un professionista piuttosto navigato che indossa il giubbino di sicurezza, si sottopone senza alcuna soggezione ai vari controlli, esibisce tutti i documenti del veicolo e del carico e soffia senza esitazioni nell'etilometro, ben cosciente che per gli autisti professionali c'è la “tolleranza zero”, cioè non è ammessa la più piccola traccia di alcol nel sangue. L'esito è negativo, e poiché anche nei documenti non c'è nulla di irregolare e pure la verifica del cronotachigrafo ha rivelato che il conducente ha rispettato tutti gli obblighi previsti nell'alternanza tra periodi di pausa e di guida, il Tir viene presto lasciato libero di riprendere il viaggio, ma non prima che il gioviale autista abbia dimostrato una certa propensione a una chiacchierata con gli agenti. Anche il secondo veicolo, un grosso automezzo di un'azienda logistica napoletana carico di laminati metallici, è perfettamente in ordine. In occasione della sua verifica, diamo un'occhiata alla cosiddetta “Lista di controllo”, un documento che tutte le pattuglie devono compilare in ottemperanza al decreto legislativo 286 del 21 novembre 2005 che ha regolato le norme in materia di liberalizzazione delle attività di autotrasporto merci, e che viene poi conservato nel “cervellone” della Polizia, a Roma. La lista contiene tutti i dati di ogni controllo effettuato: data e luogo, informazioni sul veicolo, sull'impresa, sul carico, sul regime di trasporto, sul conducente e sul tipo e modello del cronotachigrafo di bordo. Ovviamente, non viene trascurata una sezione dove vanno riportate le eventuali infrazioni riscontrate.
SUL LIBRETTO, 20 REVISIONI – Anche il 3° e 4° controllo, rispettivamente a un Mercedes 1844 proveniente da Bergamo con un carico di cucine componibili e a un'Iveco Stralis che reca a bordo un escavatore da scaricare nei dintorni, danno esito negativo. La successiva “paletta” è destinata a uno Scania 420 carico di carpenteria metallica da consegnare a un'azienda di Cairo Montenotte il quale sull'asse motore, caso non frequentissimo, monta gomme invernali regolarmente omologate. L'azienda proprietaria deve essere gestita da persone scrupolose e che non vogliono correre rischi (infatti anche questo controllo darà esiti negativi) poiché a bordo l'autista conserva anche le catene da neve. La verifica successiva riguarda un anziano Renault Midliner che trasporta carpenteria metallica e che ha un aspetto dimesso come quello del conducente. Il controllo sarà particolarmente minuzioso, ma contrariamente alle nostre attese, gli unici fatti da segnalare (entrambi non passibili di sanzioni) sono una ripartizione del carico non ottimale che costringe l'autocarro a coricarsi leggermente sul lato destro e la presenza, sul libretto di circolazione, di ben 20 timbri corrispondenti ad altrettante revisioni periodiche, tutte svolte con esito regolare senza obbligo di ripetizione. Del resto, il veicolo ha sulle spalle già 24 anni di servizio (l'autista, probabilmente, molti di più).
LA TARGA NON SI (RI)TOCCA – Gli agenti fermano a questo punto un grosso Tir serbo, uno Scania completamente vuoto che si sta recando presso un'azienda di Ceresole d'Alba per caricare materiali destinati allo stabilimento serbo della Fiat, a Kragujevac. Trattandosi di un veicolo di proprietà di un'azienda che opera in un Paese extra-UE e poiché lo stesso vale per la nazionalità del conducente, scatta la procedura prevista dal decreto legislativo n° 286 del 21 novembre 2005, il quale impone che i conducenti debbano dimostrare la propria professionalità, oltre che esibendo la cosiddetta “Carta di qualificazione”, anche con la patente di guida riportante il codice comunitario armonizzato “95” e con l'attestato del conducente imposto dal regolamento CE n° 484 del 1° marzo 2002. L'autista serbo squaderna tutta la documentazione richiesta e poiché anche i rimanenti controlli danno esiti negativi, viene lasciato proseguire. Non va così bene al conducente di una bisarca carica di Volkswagen Golf e Tiguan e di Audi A4 diretta alla filiale di Carmagnola di una concessonaria di Torino. La targa posteriore del veicolo doveva far parte di una partita soggetta a scolorimento, quindi il proprietario ha pensato bene di ritoccarne a pennello i caratteri alfanumerici. Il ritocco, però, non è certo a regola d'arte, anzi è alquanto visibile e ha reso la targa non più idonea alla circolazione. Quindi, l'agente contesta la violazione e compila un verbale per la sanzione minima prevista, che è di 38 euro (quella massima è di 155, ma sarà il giudice a decidere quel importo chiedere) in base a quanto dispone l'art. 102 comma 7 del Codice della Strada. Nulla da segnalare e via libera, invece, per un Volvo 480 francese con un carico di orzo per allevamento da consegnare a un'azienda vicina.
CELLULARE INCOLLATO ALL'ORECCHIO – Tra tanti veicoli pesanti, c'è spazio anche per un controllo a una semplice vettura, ma la colpa è tutta del giovane guidatore, che ha superato il casello impugnando il telefono cellulare incollato all'orecchio. L'occhio esperto dell'agente l'ha notato subito e la paletta è inevitabile. Dopo una verifica della vettura, un'Audi A3 nera con i documenti intestati a una società di noleggio a lungo termine, al ragazzo viene contestata l'infrazione all'art. 173 comma 2 e 3 bis del Codice: il conto è di 152 euro di multa e cinque punti-patente persi, con l'obbligo di non riprovarci entro due anni, pena la sospensione della patente stessa per un periodo da uno a tre mesi. Il giovane, però, sembra molto più preoccupato di essere ripreso dalla nostra fotocamera che di aver violato una delle norme di sicurezza più importanti quando si guida. Infatti, chiede assicurazioni sul fatto che in caso di pubblicazione della foto il suo viso verrà reso irriconoscibile. Dopo averle ottenute, si allontana imperturbabile con la sua A 3. Forse la lezione è servita, forse no.
IL PADRONCINO DISTRATTO – Tocca ora a un Iveco Eurocargo carico di prodotti alimentari condotto dal suo proprietario, che lavora in proprio per un'industria dolciaria della zona. Il veicolo è ben tenuto, ma purtroppo uno degli agenti rileva un'irregolarità in un disco del cronotachigrafo: il totale delle ore di fermo-veicolo registrate dallo strumento nelle ultime 24 ore, alle quali corrisponde quelle delle soste-riposo del conducente, è pari a otto, mentre invece, secondo la legge, dovrebbe essere di almeno nove ore. Quindi, in base all'art. 174 comma 4 del Codice, la sanzione (viene applicata quella minima) è di 200 euro. Sfortunatamente non è finita, perché il padroncino, evidentemente un po' distratto, ha dimenticato a casa la carta di circolazione, una disattenzione che gli costerà altri 39 euro di multa (art. 180). Il successivo controllo riguarda un Tir tedesco nuovo di zecca che suscita molta curiosità tra gli agenti della pattuglia. È dotato dell'ultimo tipo di cronotachigrafo Siemens, uno strumento molto perfezionato che fornisce un lungo scontrino, estremamente dettagliato, sul quale è stampato un grafico con i periodi di soste e di moto. Abituati ai dischi spesso di difficile interpretazione e a cronotachigrafi simili a trabiccoli antidiluviani, gli agenti sono quasi impressionati dalla perfezione del nuovo dispositivo, che fornisce dati chiarissimi e facilmente interpretabili: almeno un paio di loro non ne ha mai visto uno così, e sono ben felici che il controllo sia facile e quindi rapidissimo. Ovviamente, tutto è regolare. Non va altrettanto bene a uno sgangherato e fumigante furgone Iveco Daily, bloccato con due cittadini extracomunitari a bordo, entrambi senza cinture allacciate. L'art. 172 parla chiaro: le cinture vanno utilizzate e chi non lo fa merita da 76 a 299 euro di sanzioni, oltre ai cinque punti-patente che prendono il volo. L'agente si dimostra clemente e applica la sanzione minima, e solo per il conducente, ma quest'ultimo non pare comunque contento e brontola che per recuperare la somma gli ci vorranno cinque giorni di lavoro, “ammesso – sottolinea tristemente – che il lavoro ci sia”.
MISSIONE “CARRO FUNEBRE” – Sono quasi le 12.30 e il “pattuglione” è pressoché terminato. I tre veicoli si raggruppano in un unico spiazzo in attesa del comandante Franco Fabbri, il dirigente del comando della Polstrada di Cuneo che firmerà i rapporti finali. Gli agenti si danno da fare per compilarli servendosi del tavolinetto estraibile collocato nel bagagliadio delle due Subaru. E a proposito di ciò, pur riconoscendo che l'oggetto è ben realizzato, qualcuno dichiara di rimpiangere la “coda” alta delle vecchie Alfa Romeo 155 ormai pensionate, che come scrivania era davvero perfetta perché, al contrario del tavolino estrabile, non costringeva a scrivere chinati, con il rischio di prendersi un bel mal di schiena. Mentre si compilano i rapporti e gli agenti sono riuniti in circolo intorno ai loro veicoli, ecco il fuori programma divertente: dopo aver superato il casello, una Volkswagen Tiguan con a bordo un attempato signore accosta bruscamente a destra e si ferma in prossimità del gruppo. Il conducente abbassa il finestrino lato passeggero e, quasi risentito, apostrofa un agente che si è chinato per capire di che cosa ha bisogno: “Più avanti c'è un carro funebre che per chilometri non ha tenuto la destra e non si fa superare. Dovreste inseguirlo e fermarlo per far capire al conducente come si sta al volante”. L'agente ringrazia e assicura: “Certo, provvediamo subito”. Il finestrino risale e la Tiguan se ne va, ma non appena è lontana, i visi degli agenti si allargano in un sorriso o in una risata mal trattenuta. Nessuno parla, ci si guarda, ma quel che passa per la mente di tutti è facilmente immaginabile: “ci manca pure di correr dietro ai carri funebri, magari con passeggero a bordo…”. Non sta bene che un agente in divisa si cimenti nel classico e poco elegante gesto scaramantico all'italiana, ma la tentazione deve essere stata forte e la nostra macchina fotografica era in agguato…
TIRIAMO LE SOMME – Il bilancio dell “pattuglione” è di 18 veicoli controllati, dei quali 15 se le sono cavata senza sanzioni, mentre tre conducenti ne hanno meritate quattro per complessivi 506 euro, oltre a due di loro che hanno sacrificato cinque punti-patente a testa. Tutte le multe sono state elevate nella misura minima prevista, ma sarà il giudice a decidere il vero “peso” della sanzione. Un aspetto che non può essere taciuto: tra i fermati, quasi tutti autisti professionali, non pochi si sono trattenuti con gli agenti ben oltre il tempo richiesto dai controlli. Qualcuno ha messo in piedi una cordiale chiacchierata su argomenti legati alla professione del camionista e ai tempi difficili che la categoria (non è la sola) sta vivendo, ma al di là del confronto su argomenti professionali, ne abbiano ricavato l'impressione che per molta gente che vive sulle strade l'incontro con una pattuglia non venga visto soltanto come una multa quasi certa, ma piuttosto come un'occasione per condividere del tempo con altre persone che passano gran parte della loro esistenza sull'asfalto. Il capopattuglia l'ha confermato: “molti si confidano e parlano con noi anche di cose private, che non hanno nulla a che fare con sanzioni, sovraccarichi e cronotachigrafi. Si crea una specie di complicità, e parlano semplicemente perché hanno voglia di parlare e perché sanno che, al di là dei ruoli diversi, noi e loro viviamo tutti sulla strada”.