Il giorno nero del codice della strada

Il giorno nero del codice della strada

Un mese fa un ragazzo di 21 anni travolge e uccide sulle strisce pedonali a Valdobbiadene (Treviso) una bimba di 5 anni tenuta per mano dal proprio papà. Nemmeno si ferma, tira avanti per...

6 Agosto 2010 - 09:08

Un mese fa un ragazzo di 21 anni travolge e uccide sulle strisce pedonali a Valdobbiadene (Treviso) una bimba di 5 anni tenuta per mano dal proprio papà. Nemmeno si ferma, tira avanti per tornare indietro dopo pochi minuti ma solo per raccogliere la targa (almeno così sostiene l'accusa). Per fortuna viene però rintracciato e arrestato. Magra consolazione perché passato appena un mese il giovane pirata della strada giudicato per direttissima potrà tornare al lavoro e a dormire nella sua casa. A questo punto meglio non indagare sul resto. Ovvero fra quanto potrà tornare pure a guidare un'automobile. Le sorprese potrebbero essere davvero spiacevoli.

Viene spontaneo, a questo punto, pensare al nuovo codice della strada. Tolleranza zero sull'alcol per i neopatentati, stretta sulla minicar con l'introduzione della prova pratica anche per il patentino, scuola guida in autostrada. Oppure otto punti tolti sulla patenti a chi non fa attraversare il pedone sulle strisce. Modifiche che hanno fatto gridare al miracolo, al grande successo che in realtà avrebbero dovuto far parte già da tempo del pacchetto di regole che deve osservare chi guida l'automobile in uno dei più importanti mercati mondiali. In un paese dove l'automobile è sempre più al centro del sistema trasporti e che dopo casa e alimentazione costituisce la terza voce di spesa delle famiglie.

Ebbene in tutto questo trionfo di norme sulla sicurezza e sulla tutela di chi guida e di chi cammina come si giustifica un provvedimento del genere nei confronti di chi ha investito sulle strisce e ucciso una bimba di 5 anni senza nemmeno fermarsi? Che tipo di segnale può venir fuori da una simile aberrazione? Forse sarebbe meglio che qualcuno ci spiegasse come e perché può accadere una cosa del genere. Se c'è qualcosa di profondamente sbagliato oppure siamo noi a non capire.

fonte – repubblica.it

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