Guida autonoma, la Cina si fida più di USA ed Europa

Guida autonoma, la Cina si fida più di USA ed Europa Un sondaggio mondiale sulla guida autonoma ha mostrato risposte controverse: la Cina si prepara a diventare nuova patria della Guida autonoma

Un sondaggio mondiale sulla guida autonoma ha mostrato risposte controverse: la Cina si prepara a diventare nuova patria della Guida autonoma

11 Dicembre 2017 - 10:12

L'operazione “guida autonoma” è articolata in varie fasi: lo sviluppo tecnologico, la modifica di leggi e regolamenti, necessaria e non semplice perché si tratta di inquadrare una categoria di veicoli che prima non esisteva, la creazione di infrastrutture adeguate e la risoluzione di questioni assicurative (leggi le prime 10 regole degli assicuratori per la guida autonoma). Ma tutto questo non esaurisce l'argomento perché occorrerà fare in conti con l'accettazione del pubblico, i potenziali utilizzatori e proprietari privati di questi nuovi veicoli. Un recente studio globale di Ford fa emergere cose interessanti sull'argomento, come una certa disuniformità geografica.

POSITIVI E NO Risultati a tinte varie: la sintesi di questo studio è semplice e ci anticipa quelle che sono le differenze fra varie aree geografiche e situazioni residenziali. In generale si può dire che, per esempio, le persone in Cina, India e Brasile sono molto più positive riguardo ai veicoli autonomi rispetto a quelle che abitano negli Stati Uniti e in alcune parti d'Europa (leggi che 2 persone su 5 volerebbe in ufficio con auto volanti). È quindi lecito attendersi un'accoglienza più “fredda” negli USA, Canada, Australia, Regno Unito e Germania. Quindi: se e quando i veicoli autonomi saranno pronti ad un'adozione diffusa (sapevi che le Assicurazione vedono le auto robot come un mezzo per ridurre le truffe?) le diverse aree geografiche potrebbero avvicinarsi a loro in modi diversi.

UN PUZZLE GLOBALE Ford ha chiesto a 10 mila persone in 9 diverse regioni del mondo se erano d'accordo con la frase “Sono fiducioso sul futuro dei veicoli autonomi” e questo sondaggio è stato incluso nel Trend Report 2018 di Ford, uno studio che analizza gli atteggiamenti globali riguarda un'ampia varietà di temi, molti dei quali non direttamente legati ai trasporti.

La dispersione delle risposte ha fatto dire a Sheryl Connelly, responsabile delle tendenze di Global consumer trends and futuring in Ford, che: “i veicoli autonomi non saranno necessariamente una soluzione universale”. Volete qualche esempio? I cinesi sono positivi su un futuro autonomo, dato che il 93% degli intervistati in quel Paese ha concordato con la dichiarazione, l'India segue con l'81% e anche il 75% dei brasiliani sono stati d'accordo. Anche il Medio Oriente guarda con benevolenza a questa nuova tecnologia, dato che il 71% degli intervistati in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi Uniti aderiva all'affermazione. Molto più freddi gli abitanti dei Paesi sviluppati: se il 52% degli intervistati australiani è d'accordo, il 50% degli statunitensi e dei canadesi ha concordato e l'Europa va ancor peggio: aderisce all'affermazione solo il 45% degli intervistati del Regno Unito e il 44% dei tedeschi.

CITTADINI SPERANZOSI Un filo conduttore nella benevolenza è che essa proviene dagli abitanti delle Megalopoli: la più popolata città USA è New York City che, includendo anche parte del New Jersey, entra a malapena nella lista delle “megalopoli”, quelle con più di a 10 milioni di persone. In effetti secondo l'ONU la maggior parte delle megalopoli si trovano in Asia, Africa e America Latina. Su 31 megalopoli censite nel 2016, solo New York e Los Angeles sono negli USA e per l'Europa sono presenti soltanto Parigi e Londra. La Cina da sola, al contrario, conta 6 megalopoli (un singolo viaggio dentro Pechino, 23 milioni di abitanti, può richiedere 5 ore), l'India 5 e il Brasile ne ha 2: Sao Paulo e Rio de Janeiro. Secondo la Connelly ci sono certamente problemi di traffico nelle città Usa e dell'Europa ma le persone potrebbero non avere lo stesso senso di urgenza.

A suo parere Paesi e aree come gli Stati Uniti e l'Europa hanno anche forti “eredità” nel settore automobilistico e un'impostazione culturale radicata che potrebbero essere refrattarie a certi cambiamenti. Gli analisti sono divisi sulle conseguenze della diffusione delle auto robot: secondo alcuni alleggeriranno il traffico, sia perché ridurranno il numero degli incidenti sia per il poter usare sensori avanzati e comunicazioni da veicolo a veicolo e verso le infrastrutture, che le faranno “comportare” in modo più efficiente rispetto ai conducenti umani (leggi che il traffico dipende da 1 auto su 10). Altri, al contrario, pensano che le auto a guida autonoma potrebbero aumentare la congestione, ad esempio girando senza sosta per raccogliere e trasportare passeggeri. In ogni caso solo il tempo potrà dire come si diffonderanno le auto robot e che effetto avranno sulle città.

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