Guida autonoma: avremo l'ansia da cinetosi?

Guida autonoma: avremo l'ansia da cinetosi? La Stanford University studia i problemi non tecnologici legati all'autopilot. Come reagirà il guidatore agli stress da nave e aereo?

La Stanford University studia i problemi non tecnologici legati all'autopilot. Come reagirà il guidatore agli stress da nave e aereo?

19 Novembre 2015 - 02:11

In pochi fino a oggi hanno pensato al problema della cinetosi in relazione al fenomeno della guida autonoma. In realtà esiste, perché chi siede nell'abitacolo di un'automobile che guida sola, è esposto alle stesse sollecitazioni di chi viaggia in treno, in nave o in aereo. Così l'azienda Faurecia, insieme ad alcuni ricercatori della Stanford University, sta studiando le reazioni dei passeggeri “scarrozzati” da automobili autonome, per capire come ridisegnare gli interni delle vetture per mettere a proprio agio i passeggeri e aiutarli nei momenti di difficoltà.

LA CINETOSI – E' conosciuta come “malattia da movimento” e racchiude quella serie di disturbi che sopravvengono a seguito di spostamenti o viaggi su mezzi di trasporto quali navi, aerei, treni e automobili. Il disturbo che sopraggiunge è dovuto a una eccessiva stimolazione delle delicate strutture dell'equilibrio situate nell'orecchio interno (apparato vestibolare), quando il corpo è sottoposto a sollecitazioni rapide come quelle indotte dal movimento. I primi sintomi consistono in uno stato di malessere generale, con pallore, sudorazione fredda, ansietà, a cui seguono spesso nausea e vomito irrefrenabile e ripetuto. In alcuni soggetti può aversi rallentamento della frequenza del ritmo del cuore, abbassamento della pressione del sangue, ma talora anche aumento della pressione, diarrea, mal di testa, abbondante eliminazione di urina e disidratazione. Se il problema sussiste già per i passeggeri che siedono a bordo di automobili guidate, probabilmente, anche per una questione psicologica, la cinetosi continuerà a persistere anche a bordo di vetture autonome (anche la Kia ha svelato i suoi programmi di guida autonoma). Come attenuare il problema?

LO STUDIO – La problematica è stata presa “a cuore” da Faurecia, uno dei maggiori produttori di componentistica per automobili del mondo con sede a Nanterre, in Francia, che insieme ai ricercatori della Stanford University ha studiato le esperienze di viaggio dei passeggeri a bordo delle automobili autonome. Matt Benson, che è a capo della squadra di Studio Esperienza di Faurecia, ha detto che il comportamento e l'esperienza di questi passeggeri cambierà una volta che capiranno il loro nuovo ruolo nell'abitacolo. In effetti oggi, anche i passeggeri “partecipano” al viaggio insieme al guidatore, nel futuro non sarà più così, considerata l'indipendenza del mezzo. Per cui il passeggero si concentrerà su altre attività di intrattenimento a bordo e questo potrebbe causargli qualche problema in più di cinetosi.

I PRIMI RISULTATI – Matt Benson ha spiegato così la persistenza del fenomeno, anche più intenso come passeggero “della guida autonoma”: “se gli occhi sono concentrati sul vostro iPad, il vostro cervello è in modalità off line verso il mondo esterno, ma il vostro corpo però percepisce il moto della vettura, la frenata, le forze laterali, quindi successivamente “racconteranno” al vostro cervello che siete in movimento”, proprio in questo istante si crea lo squilibrio che provoca insofferenza fisica. Lo studio ha però dimostrato che la problematica si può attenuare se si trovano soluzioni diverse da quelle odierne in merito all'interior design dell'automobile. Non dovrà essere solo più accogliente, ma sembrare ancora più sicuro, perché maggior sicurezza è sinonimo di maggior serenità da parte del passeggero (ma ad oggi le automobili a guida autonoma sono sempre state prudenti). Gli occupanti che non guidano possono avere bisogno di ulteriori informazioni per rimanere consapevoli dell'esperienza di viaggio e della sicurezza trasmessa dalla vettura autonoma. Benson ha detto che potrebbe essere utile installare ulteriori schermi, display e spie di segnalazione. La problematica va risolta anche per aiutare il conducente nel momento in cui è chiamato a riprendere il controllo del mezzo; se il guidatore è assonnato, affaticato, sofferente, non sarà in grado di mettersi alla guida, per cui sarà un soggetto poco sicuro, per sé e per gli altri e questo non può accadere. Conclude così Matt Benson: “vogliamo essere in grado di contribuire a rendere la guida autonoma sempre più sicura e aiutare il passeggero a vivere l'esperienza della guida autonoma nel modo migliore e più sicuro possibile.”

Sicurauto Whatsapp Channel
Resta sempre aggiornato su tutte le novità automotive e aftermarket

Iscriviti gratis al nostro canale whatsapp cliccando qui o inquadrando il QR Code

Commenta con la tua opinione

X