DR a Termini Imerese: il sogno vacilla

DR a Termini Imerese: il sogno vacilla La molisana DR doveva prendere in mano lo stabilimento siciliano di Termini Imerese

La molisana DR doveva prendere in mano lo stabilimento siciliano di Termini Imerese, ex Fiat, ma le banche nicchiano

30 Marzo 2012 - 05:03

La maledizione di Termini Imerese continua. Dopo essere stata abbandonata da Fiat, la fabbrica siciliana non trova pace: pareva destinata a finire in mano alla molisana DR, di Massimo Di Risio, una soluzione tanto attesa anche dagli operai, ma qualcosa adesso sta andando storto.

QUESTIONE BANCHE – Il problema è che DR non riesce a stringere accordi con le banche. Motivo per cui il ministero dello Sviluppo economico guidato da Corrado Passera ha convocato, per il 2 aprile, un incontro sulla vicenda, cui parteciperanno i rappresentanti di diverse sigle sindacali, Di Risio, e un tecnico del ministero. Difficile avere certezze in materia, a ogni modo, stando a indiscrezioni, dopo che i dipendenti dello stabilimento di Macchia d'Isernia, in Molise, sono rimasti senza stipendio, la DR ha chiuso il 2011 in rosso: sarà pure colpa del fornitore cinese (DR assembla i pezzi provenienti dal Paese della Grande Muraglia), ma le banche sentono puzza di bruciato. Al di là del debito (si parla di 67 milioni di euro) verso le banche stesse, sarebbe un po' il piano industriale di DR a far sorgere qualche perplessità agli istituti di credito. Occhio: vedersi assegnare Termini equivale a ottenere – dalla Regione Sicilia – gli agognati finanziamenti a fondo perduto per almeno un'ottantina di milioni di euro.

IL PROGETTO – Peccato, perché di per sé il progetto DR era affascinante, almeno sulla carta: quattro modelli per 60.000 esemplari l'anno a regime nel 2015 più il riassorbimento totale dei 1.300 addetti ex Fiat. Anche se i modelli DR ci hanno sempre lasciato perplessi dal punto di vista della sicurezza. Una situazione che ricorda un po' quella della De Tomaso di Rossignolo: tante parole, zero fatti. E operai in mezzo alla strada. Sulla vicenda è intervenuto il segretario proviciale della Uilm Vincenzo Comella: “Sembrava che Di Risio avesse le carte in regola per rilevare lo stabilimento di Termini Imerese e sostituire Fiat, cosa che ancora non è avvenuta. Chiederemo che la soluzione si sblocchi in un senso o nell'altro, perché se Di Risio non è in condizione di attuare il piano, si devono trovare soluzioni. Chi è responsabile di questa situazione, si assuma le proprie responsabilità”. Una via d'uscita potrebbe essere qualla di un nuovo socio per DR, dotato di liquidità, da inserire nella compagine societaria con quote di minoranza. Ora i 1.300 operai sono in ansia e meritano risposte rapide e concrete.

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1 Commento

Giuseppe
00:37, 2 Aprile 2012

Visro che le attuali leggi hanno permesso di lasciare a casa 1300 lavoratori..da parte di un azienda che non aveva dichiarato stato di crisi….mi piacerebbe tanto capire come una riforma del lavoro che permetta il licenziamento per motivi economici senza l'obbligo di reintegro da parte del lavoro per ingiusta causa…..come dovrebbe aiutare ad incrementare l'occupazione…se non mettendo in gara magari 40-50enni con 20-30 in una gara al ribasso dei diritti e del reddito…completando il processo di mercificazione e la perdita definitiva di dignità da parte di ciascun lavoratore…

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