Anche l'ANFIA contro l'aumento dell'IPT

Anche l'ANFIA contro l'aumento dell'IPT L'inseverimento di una tassa che esiste solo in Italia

L'inseverimento di una tassa che esiste solo in Italia, aumenta la pressione fiscale su un settore che è già il maggior contribuente dello Stato e già in forte crisi.

29 Aprile 2011 - 10:04

Dopo le lamentele della Federauto, l'associazione dei concessionari italiani, anche l'ANFIA, che raggruppa la filiera dell'industria automobilistica italiana, scende in campo contro l'ipotetico aumento dell'IPT. Aumento che potrebbe anche superare i 500 euro così come ci ha dichiarato ieri il Presidente di Federauto, Filippo Pavan Bernacchi.

PREOCCUPANTE AUMENTO – “L'inseverimento di una tassa che esiste solo in Italia, aumenta la pressione fiscale su un settore che è già il maggior contribuente dello Stato e che sta vivendo una delicata fase di superamento della crisi” esordisce la nota dell'ANFIA ricordando che il riordino dell'Imposta provinciale di trascrizione (IPT) si tradurrà in un preoccupante aumento tributario a carico degli automobilisti.

AUMENTI GIA NEL 2010? – “Già dall'anno in corso, si avrà un consistente incremento dell'IPT per la registrazione delle vetture nuove di potenza superiore a 53 Kw, i cui acquirenti dovranno pagare un importo crescente parametrato alla potenza delle vetture con costi per l'utente che potranno aumentare considerevolmente – ha dichiarato Eugenio Razelli, Presidente di ANFIA. Si tratta dell'ennesimo aggravio fiscale a danno del comparto automotive, che già detiene il primato, in Italia, in termini di contributo alle entrate fiscali dello Stato, con oltre 67 miliardi di Euro versati nel 2009, pari al 16% del totale del gettito fiscale e al 4,5% del PIL, l'incidenza più alta tra i principali Paesi europei. Questa misura, non solo renderà ancora più pesante e complicata un'imposta unica in Europa, ma, sommata al recente aumento delle accise sui carburanti ed alla disattesa promessa fatta in campagna elettorale dell'abolizione del bollo auto, porterà ulteriori effetti negativi sulle vendite e in generale sullo stato di salute dell'intero comparto. Ci auguriamo che il Governo possa convocare le associazioni di settore, in modo da individuare misure di correzione all'attuale decreto al fine di tutelare l'utente finale”.

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