Filtro attivo antiparticolato, funzionamento, norme e pericoli

Il filtro attivo antiparticolato (FAP) è un dispositivo
introdotto a partire dal 2000 dal gruppo PSA Peugeot- Citroen per
ridurre le emissioni di particolato (PM10) dai gas di scarico dei
motori diesel. Il particolato è composto da particelle di
fuliggine (residui carboniosi prodotti durante la combustione)
delle dimensioni di 20-30 micron (1 micron =1 millesimo di mm)
che inglobano particelle più piccole di idrocarburi aromatici
policiclici (PAH) e composti dello zolfo incombusti (vedi
schema). Sono i depositi incombusti di HC, l'acido solforico
(H2SO4) e l'acido solforoso (H2SO3) che rendono nocivo il
particolato.
La tecnologia FAP, adottata attualmente da Peugeot/Citroen,
Volvo, Ford, Toyota, prevede la miscelazione al gasolio di un
additivo catalizzatore: il biossido di cerio (CeO2) allo stato
liquido, la cosiddetta "cerina", al fine di creare agglomerati
più grossi che possono essere bloccati dall'elemento filtrante.
La "cerina" è contenuta in uno specifico serbatoio da 5 litri
posto accanto a quello del gasolio e la miscelazione, tramite
pompa elettrica, avviene in automatico e nella corretta
percentuale ad ogni rifornimento di carburante (il segnale è
fornito dal galleggiante del livello gasolio). La taratura limite
per ottenere la miscelazione di cerina prevede una immissione di
almeno 7 litri di gasolio nel serbatoio.
L'ossido di cerio è tossico e per evitare, per quanto possibile,
l'inalazione e il contatto con l'organismo, viene fornito alle
concessionarie in sacche di materiale plastico morbido da 5 litri
o da 1 litro, dotate di innesto rapido al relativo serbatoio. Il
tutto va effettuato con guanti monouso e mascherina a carboni
attivi.
Riteniamo utile annotare che è decisamente sconsigliabile
travasare del gasolio additivato da cerina nella corretta
percentuale, da un serbatoio ad un altro già contenente altro
gasolio con cerina. Queste precisazioni ci sembrano più che
opportune poiché da certa stampa è stata riportata l'errata
informazione che la cerina venga separatamente iniettata nelle
camere di combustione.
Il biossido di cerio, che svolge la funzione di catalizzatore
metallico, provoca inoltre una diminuzione del punto di
infiammabilità del particolato, portandolo a circa 450°C. Come
vedremo più avanti, la tecnologia DPF (senza additivo) prevede
invece una temperatura di combustione del particolato più elevata
(circa 600- 650°C). Nella fase di "rigenerazione" si ottiene la
combustione periodica dei depositi di agglomerati intrappolati
nel filtro, riducendoli in dimensioni dell'ordine di 3,5 - 1,5
micron; queste nanoparticelle (pericolose per la salute) vengono
poi espulse dallo scarico.
E' quindi un errore ritenere che il particolato venga totalmente
eliminato con tale processo: la quantità di polveri misurabile
con gli attuali strumenti viene solo in parte ridotta. Una buona
percentuale viene trasformata in nanoparticelle volatili ancora
più piccole che sfuggono all'attuale normativa e quindi agli
strumenti di monitoraggio.
L'aumento di temperatura necessaria alla combustione del
particolato all'interno del FAP è ottenuto rendendo più caldi i
gas di scarico che arrivano al filtro (nella marcia in città la
temperatura dei gas di scarico è normalmente di appena 150°C).
Questo viene ottenuto prolungando la combustione del gasolio ben
oltre il punto morto superiore del pistone tramite una o due
post- iniezioni. Inoltre, si può bypassare l'intercooler
(scambiatore di calore per raffreddare l'aria compressa in arrivo
dal turbo) così da ottenere aria più calda in camera di
combustione.
E' ben evidente che tali artifici si traducono in un aumento del
consumo di carburante (in certi casi può raddoppiare!) e in un
lieve calo di prestazioni, sia pure limitati alla durata della
fase di rigenerazione. Tuttavia, queste controindicazioni non
possono essere trascurate nel quadro complessivo dei costi di
gestione del veicolo, considerando la notevole frequenza media
prevista per la rigenerazione del filtro antiparticolato.
La fase di rigenerazione è controllata dalla differenza di
pressione registrata dai due sensori posti in entrata e in uscita
del FAP: con l'intasarsi progressivo del filtro, il salto di
pressione aumenta finché il modulo di gestione elettronico del
filtro non legge il valore limite di "rigenerazione". Questa
dovrebbe avvenire, a secondo delle condizioni di uso del veicolo,
ogni 300-1000 km (10-15 ore di funzionamento), durante i percorsi
extraurbani a velocità di almeno 90 km/h per un tempo di circa 10
- 20 minuti. Si sono anche verificati casi di rigenerazione dopo
una percorrenza di appena un centinaio di Km.
Se l'utilizzatore non ha la possibilità di soddisfare in tempi
brevi tali condizioni, potrebbero sorgere, come vedremo più
avanti, complicazioni di natura tecnica ed economica.
Video che spiega il funzionamento del FAP
Video MARKETING che spiega il funzionamento del FAP