Volkswagen, class action valida: più vicini i rimborsi anche in Italia

Volkswagen, class action valida: più vicini i rimborsi anche in Italia Il muro anti rimborso di Volkswagen mostra delle crepe: il Tribunale di Venezia dà l'ok alla class action di 30 mila italiani per il Dieselgate

Il muro anti rimborso di Volkswagen mostra delle crepe: il Tribunale di Venezia dà l'ok alla class action di 30 mila italiani per il Dieselgate

29 Maggio 2017 - 03:05

Due pesi e due misure addio? Il trattamento che Volkswagen ha riservato agli automobilisti non americani ha in effetti lasciato molto perplessi un po' tutti , volendo usare una metafora. La linea tenuta a Wolfsburg è stata semplice: i proprietari europei, circa 8 milioni, non avrebbero ricevuto risarcimenti e questo atteggiamento è stato assunto e mantenuto ad onta di ripetuti richiami da parte delle Istituzioni europee (leggi che l'Europa striglia VW perché vuole un risarcimento per tutti i clienti coinvolti dal dieselgate). La recentissima sentenza del Tribunale di Venezia, che ha dichiarato ammissibile la class action degli automobilisti, potrebbe però costringere Il Gruppo a rimborsare i consumatori: riuscirà la coercizione dove non è arrivata la volontà?

CONSUMATORI ALLA CARICA Il lungo iter giudiziario iniziato nel febbraio del 2015 (leggi di Fiat e Volkswagen citate in Tribunale per i consumi), e che è passato anche per una bocciatura (leggi che i giudici hanno respinto la class action per i consumi delle Volkswagen), sembra arrivato ad una conclusione positiva. Il Tribunale di Venezia ha infatti dichiarato ammissibile la class action promossa dall'associazione di consumatori Altroconsumo e la cosa, anche se non garantisce un risarcimento a tutti i possessori della auto incriminate, apre una crepa nel muro di “Nein!” innalzato da Volkswagen.

UN PASSO IN AVANTI A decidere nel merito dei risarcimenti saranno infatti le varie udienze (la prima è stata fissata per il 6 dicembre di quest'anno) ma la deliberazione dei giudici italiani potrebbe orientare nella stessa direzione le decisioni che verranno prese riguardo azioni analoghe promosse da altre associazioni di consumatori in Belgio, Spagna e Portogallo.

Volkswagen non ha commentato la decisione del Tribunale e teoricamente potrebbe presentare un reclamo; l'Azienda aveva comunque finora nicchiato di fronte alle richieste inviatele non soltanto dalla Commissione europea ma anche a quelle arrivate dal Beuc, che è l'organismo europeo che riunisce le associazioni dei consumatori. Il Costruttore ha motivato il suo diniego (leggi che VW non si intimorisce e spiega il suo no all'Europa) anche in base al fatto che le norme europee, rispetto a quelle degli Stati Uniti, sono sia più vaghe riguardo il defeat device sia meno “protettive” verso i consumatori. In realtà a determinare questo comportamento ci sono anche calcoli finanziari: risarcire milioni e milioni di clienti europei nella stessa misura di quelli americani sarebbe pesantissimo.

MOTIVAZIONI VARIE Le auto “portatrici” del software incriminato sono dotate del 2.0 TDi EA 189 ma ci sarebbero anche diversi esemplari che montano il 1.6 TDi; la finestra temporale delle date d'acquisto va dal 15 agosto 2009 al 26 settembre 2015. I modelli sarebbero: Audi A1, A3, A4, A5, A6, TT, Q3 e Q5; Seat Leon, Altea e Alhambra; Skoda Yeti, Octavia e Superb; Volkswagen Golf, Passat, Maggiolino, Sharan, Tiguan e Touran e forse anche i commerciali Caddy e Multivan. Altroconsumo (che aveva misurato una Q5 dopo il fix rilevando risultati deludenti) invita ad aderire alla class action per richiedere un indennizzo pari al 15% del prezzo d'acquisto e comunica che nei prossimi giorni saranno disponibili le informazioni per aderire formalmente all'azione legale; le pre-adesioni sono circa 30 mila ma non tutti i proprietari sono stati raggiunti dalla lettera di VW. Il dispositivo del Tribunale di Venezia (è il 12489/2017) cita anche il provvedimento Antitrust del 4 agosto 2016 e riconosce la non manifesta infondatezza delle opinioni di Altroconsumo, che invoca le pratiche commerciali scorrette e ingannevoli delle pubblicità di Volkswagen che evidenziavano le virtù ambientali di auto che invece emettevano molto di più del dichiarato. Ivo Tarantino, responsabile delle Relazioni esterne Altroconsumo, ostenta fiducia: “Davide batte Golia, mai più emissioni truccate, riconosciuti i diritti dei consumatori al risarcimento per lo scandalo Dieselgate. Ora dall'Italia parte l'ondata che si allargherà a tutta Europa: vogliamo un risarcimento come quello già concesso negli Stati Uniti: mai più diritti calpestati!”. 

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