Incidente: la perizia prevale sul Modulo blu

Incidente: la perizia prevale sul Modulo blu Dopo un sinistro

Dopo un sinistro, la perizia ha un peso maggiore rispetto al Modulo blu: lo ha stabilito la Cassazione

15 Maggio 2014 - 07:05

Il Modulo blu della constatazione amichevole è un documento che non può essere in nessun modo contraddetto? La risposta è due volte no. Anzitutto, come già diverse sentenze della Cassazione hanno stabilito, il verbale delle forze dell'ordine, intervenute subito per chiarire la dinamica dell'incidente, può contraddire il Modulo blu. E invertire le responsabilità del sinistro rispetto a quanto emergeva dalla constatazione amichevole. Ma adesso la Cassazione civile, sezione Terza, con sentenza 5641 del 12 marzo 2014, va oltre: anche la perizia di un esperto di infortunistica stradale, ovviamente in un tempo piuttosto distante dal giorno del sinistro, può contraddire il Modulo blu della constatazione amichevole. E sovvertire le colpe quali originariamente erano emerse dal documento firmato dai guidatori. Anche perché, è sempre bene ricordarlo, talvolta lo choc dopo l'incidente è tale da impedire di descrivere con precisione l'accaduto, fino a invertire le reali responsabilità dell'incidente, che vanno a impattare sotto due punti di vista: anzitutto, chi ha ragione ottiene il risarcimento dei danni all'auto e delle lesioni fisiche; inoltre, non subisce il pesantissimo rincaro tariffario alla scadenza dell'annualità.

CHE COSA È SUCCESSO – Perché la Cassazione s'è dovuta pronunciare in merito? In seguito a un incidente dalla responsabilità controversa (difficile capire chi avesse ragione fra i due guidatori), si arriva a uno scontro davanti al Giudice di pace. Qui, la parte che risultava avesse ragione in base al Modulo blu della constatazione amichevole ha la meglio. Ma l'altro automobilista non si arrendeva e faceva appello al Tribunale di Avellino nel 2009: il giudice di secondo grado ribaltava la decisione del tribunale. Si basava sulla perizia di un perito di infortunistica stradale svolta due anni dopo il sinistro, che dava ragione al ricorrente di secondo grado. Inoltre, la deposizione dell'unico teste, terzo trasportato a bordo della vettura di chi aveva vinto in primo grado e amico del medesimo, aveva riferito di danni alla vettura che non avevano trovato riscontro nell'elaborato peritale depositato dal consulente tecnico d'ufficio. In particolare, sul luogo dell'incidente non vi era alcuna traccia di un qualche intervento riparatore del guardrail. Così, chi aveva vinto in primo grado faceva ricorso per Cassazione.

LE PAROLE DELLA CASSAZIONE – Gli ermellini confermavano in pieno la sentenza di secondo grado. A nulla conta che conclusioni del secondo grado fossero state svolte due anni dopo il sinistro. E alla richiesta di riesaminare il fatto, i giudici erano perentori: “Il ricorso per Cassazione conferisce al giudice di legittimità non il potere di riesaminare il merito dell'intera vicenda processuale, ma solo la facoltà di controllo, sotto il profilo della correttezza giuridica e della coerenza logico-formale, delle argomentazioni svolte dal giudice di merito”. Spetta a questo, in via esclusiva, il compito di individuare le fonti del proprio convincimento, di controllarne l'attendibilità e di arrivare a una decisione (come già avevano stabilito la Cassazione civile, sezione lavoro, il 5 ottobre 2006, con sentenza numero 21412, e la Cassazione civile, sezione lavoro, il 7 gennaio 2009, con sentenza 42).

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