Truffa autoscuola: vendeva le patenti ma riottiene il locale sequestrato. Assurdo

Truffa autoscuola: vendeva le patenti ma riottiene il locale sequestrato. Assurdo Organizzava esami falsi per patenti facili ma per la Cassazione non si prefigura un danno irreparabile. E con la sicurezza stradale come la mettiamo?

Organizzava esami falsi per patenti facili ma per la Cassazione non si prefigura un danno irreparabile. E con la sicurezza stradale come la mettiamo?

27 Gennaio 2015 - 09:01

Chi mette in piedi una truffa per far prendere la patente mediante artifici non subisce il sequestro di beni e locali: così la Cassazione, con sentenza 3193 dell'8 gennaio 2015 (sezione sesta penale), depositata il 22 gennaio. In questo modo, l'autoscuola resta nelle mani di chi aveva architettato la furbata. Né può esserci l'interdizione: è una misura amministrativa, di competenza della Provincia, che si muove lentamente. Anche perché il rapporto tra misure penali e misure amministrative è sempre problematico dal punto di vista giuridico. Dunque, di fatto, l'unico deterrente immediato resta la chiusura disposta dalla magistratura penale; deterrente che viene meno.

SICUREZZA STRADALE, CHE GUAIO – Gli individui che conseguono la patente “comprandola” mettono a rischio la sicurezza stradale: diventano mine vaganti, magari non distinguendo i cartelli stradali, non conoscendo una precedenza, o non sapendo fare una retromarcia. Sempre che sappiano leggere: quasi sempre chi compra la patente è straniero, e ha grossi problemi con la lingua. Poi c'è un discorso delicato e complesso che riguarda il conseguimento delle patenti: talvolta, è così facile prenderle, che non è necessario nemmeno comprarle (prova ne siano i numerosi automobilisti imprudenti e irresponsabili che circolano lungo lo Stivale). Comunque, le nuove aule per gli esami (supercontrollate) stanno funzionando abbastanza perché molti imbrogli adesso li scoprono.

L'ESORTAZIONE DELL'UNASCA – In merito a vicende di questo genere, l'Unasca autoscuole ha chiesto più di un anno fa al Ministero dei Trasporti di rendere operative alcune misure già condivise e sperimentate di controlli e prevenzione di reati di questo tipo. “Siamo molto attivi sul fronte qualità e legalità dei servizi delle autoscuole, con campagne e progetti concreti di informazione e formazione – racconta Emilio Patella, segretario nazionale Unasca autoscuole -, ma la collaborazione con le istituzioni è necessaria”. L'Unasca auspica controlli ancora più serrati, mirati e specifici. Verifiche che si facciano anche prima che scoppino casi eclatanti.

UN ALTRO CASO RECENTE – A proposito di truffe e punizioni per chi è scoperto, va ricordato il caso del funzionario della Motorizzazione riassunto. Con la sentenza 24728 del 20 novembre 2014, la sezione lavoro della Cassazione ha respinto il ricorso proposto dalla presidenza della Regione Sicilia, avverso il lodo del collegio di disciplina interno alla stessa presidenza di Regione, che aveva annullato il provvedimento di licenziamento irrogato a un “dipendente infedele”. Si trattava di un istruttore direttivo della Motorizzazione civile di Palermo, alle dipendenze della Regione, arrestato in flagranza di reato per corruzione, e quindi licenziato in base a una norma del contratto collettivo regionale del lavoro, che prevede il licenziamento senza preavviso per il dipendente infedele che subisca l'arresto in flagranza, convalidato dal GIP, per i reati di peculato, concussione o corruzione. In sostanza, il licenziamento era stato annullato perché la norma è in contrasto con la legge nazionale. Dunque la questione sottoposta agli ermellini si sostanziava nella possibilità o no da parte della Regione Sicilia di esercitare la propria autonomia normativa in tema di rapporti di lavoro con i propri dipendenti. Risultato? La Corte respinge il ricorso: il contratto collettivo regionale del lavoro non può derogare alle norme di legge.

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