Torino è contro Uber, ma passa la palla al ministero

Torino è contro Uber, ma passa la palla al ministero Il Comune di Torino si rifiuta di emettere ordinanze contro Uber: "Deve pensarci il Governo". Intanto

Il Comune di Torino si rifiuta di emettere ordinanze contro Uber: "Deve pensarci il Governo". Intanto, i tassisti minacciano la paralisi

11 Febbraio 2015 - 09:02

Uber (l'app californiana che offre un taxi alternativo) e UberPop (car sharing fra privati) sono sempre più protagonisti in Italia. A Torino, la questione è ancora più calda, con la guerra tassisti contro Uber, e col Comune che se ne lava le mani: “La decisione di combattere Uber non la possono prendere i Comuni. Si deve muovere la magistratura o il Governo, preso atto che Uber è illegale, come ha detto il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi. Per questo, non faremo alcuna ordinanza per bloccare il servizio”. Parole dell'assessore ai Vigili urbani, Giuliana Tedesco, in Sala Rossa, che ha risposto a due question time di Lega e Fratelli d'Italia. “Non può essere lasciato sulle spalle delle amministrazioni locali questo compito – continua Tedesco – e neppure l'intervento nei confronti di attività commerciali che scelgono Uber per fare partnership e sponsorizzarsi”. Se prima c'era l'ipotesi di un'ordinanza da parte della Giunta Fassino per bloccare l'attività dei “taxi” senza licenza di Uber in città, adesso, il Comune di Torino ha detto che non interverrà. Col risultato che i tassisti alzano il tiro: “Sciopereremo contro un'attività illegale, che ci ostacola il lavoro”.

ANCHE GENOVA È BOLLENTE – SicurAUTO.it ha voluto sentire anzitutto il Comune di Torino, per capire se, dopo le parole dell'assessore, i vigili continueranno a dare le multe ai conducenti UperPop, e così in effetti sarà. Intanto, a Genova, proseguono controlli dei vigili che hanno già lasciato a piedi sei persone. Senza auto, posta sotto sequestro ai fini della confisca, e senza patente, ritirata da un minimo di 4 mesi a un massimo di 12. Comunque, Uber fornisce ai diretti interessati l'assistenza legale per i ricorsi e anche sostegno economico (inclusa eventualmente un'auto sostitutiva in caso di seri problemi lavorativi), pur tuttavia i provvedimenti amministrativi hanno un effetto pesante sulla vita dei sanzionati. Su sei driver sanzionati, cinque hanno già fatto ricorso al Giudice di pace.

PAROLA A UBER – Visto che Uber continua per la sua strada a Torino, Milano, Roma e Genova, SicurAUTO.it ha fatto anche un paio di domande a Benedetta Arese Lucini, general manager di Uber Italia. State dialogando con le istituzioni? “Uber è sempre stato aperto al dialogo con le istituzioni e con gli altri attori del settore. Siamo coscienti del fatto che entriamo in un mercato, quello dei trasporti, che è sempre stato chiuso e questo destabilizza gli equilibri, però crediamo che presto sarà chiaro, alle istituzioni e agli altri operatori, che una mobilità nuova, veramente integrata, rappresenti una chance per tutti. Infine siamo convinti che la nostra app sia un'occasione per le istituzioni per cominciare a integrare le innovazioni importate dalle nuove tecnologie all'interno del sistema”. Se ognuno resta all'angolo dopo i tentativi di conciliazione iniziali, non si rischia la paralisi del trasporto pubblico e qualcosa di più pericoloso per i driver UberPop accerchiati dai tassisti? “Credo – risponde Arese Lucini – che la volontà non sia affatto quella di paralizzare il settore o creare conflitti. Ora, è necessario rimandare a un livello più alto il dibattito: quello che occorre non è una giungla di ordinamenti locali, tutti diversi, piuttosto serve una normativa chiara che prenda in considerazione un servizio che nasce prima di tutto da un'esigenza delle persone, ma anche da una rivoluzione tecnologica. Parliamo di un servizio che nel 1992, anno in cui viene varata la legge a cui oggi si fa riferimento per valutare Uber, non solo non esisteva ma non era immaginabile”.

QUEI COMUNI A DUE FACCE – Uber è il futuro, che non può essere fermato: se il nostro Codice della strada è vecchio e stantio, serve una riforma che prenda in considerazione l'evoluzione tecnologica della mobilità (i nostri politici, alle prese con la riforma del Codice dal 2010, ce la faranno mai?). In tutto questo, va segnalato l'anomalo comportamento dei Comuni. Quando il ministero dei Trasporti interviene dichiarando illegale la multa forte per chi sfora sul Gratta e sosta, o quando definisce illegittime le notifiche delle multe da autovelox oltre i 90 giorni dall'infrazione, allora i Comuni non si adattano, fingono di non sentire, e non emanano altri regolamenti. Viceversa, quando il ministero dei Trasporti dichiara illegale UberPop, fioccano le multe dei vigili, ma non c'è nessun provvedimento organico da parte dei Comuni, che attendono un coordinamento a livello centrale, da Roma, dal ministero dei Trasporti. Perché questa doppia faccia dei Comuni? Il dubbio è lecito: sui Gratta e sosta e sugli autovelox, i Comuni fanno di testa loro perché incassano una montagna di denaro. E la controparte, l'automobilista, è debole, dovendo pure pagare 43 euro di tassa per fare ricorso. Invece, quando ci sono di mezzo Uber, un colosso globale, e i tassisti (una lobby molto forte) non si schierano una volta per tutte. Questi sono i nostri politici a livello locale…

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