Napoli: bus senza gasolio, caos. E la mobilità sostenibile senza auto?

Napoli: bus senza gasolio, caos. E la mobilità sostenibile senza auto? Nel capoluogo campano

Nel capoluogo campano, mancano i soldi per il gasolio dei mezzi pubblici

31 Gennaio 2013 - 05:01

Niente quattrini, niente bus. È la drammatica foto di quanto accaduto delle scorse ore a Napoli, che ha vissuto un mercoledì nerissimo, anche a livello d'immagine internazionale: non c'erano i soldi per il gasolio dei mezzi pubblici, che quindi sono rimasti fermi. Dai depositi dell'Azienda napoletana mobilità sono usciti 100 mezzi a fronte dei 270-300 che solitamente circolano ogni giorno a Napoli, a causa della sospensione della fornitura di carburante.

SENZA DENARO – Ora, pare che tutti i depositi dell'Azienda napoletana mobilità di Napoli siano stati riforniti di gasolio; le operazioni di approvvigionamento si stanno ultimando al deposito di Cavalleggeri: così dicono fonti dell'azienda. Quasi tutti i mezzi sono in strada per il normale turno di servizio. Infatti, aveva spiegato Renzo Brunetti, amministratore unico ANM, “la situazione è dura e difficile ma confido che sia in via di soluzione”. Ma qual è il guaio? L'Azienda napoletana mobilità, risponde Brunetti, “ha un'esposizione di 120 milioni a fronte di 300 milioni di crediti vantati verso Comune e Regione”. Una crisi di liquidità che ha generato “una situazione difficile con la quale ci stiamo confrontando da oltre un anno”. La luce si potrà vedere “a inizio marzo quando arriveranno i primi soldi dal Comune”. Si tratta di circa 100 milioni di euro, parte sul debito pregresso e parte sul finanziamento corrente, ma fino ad allora “non sarà un percorso facile”. E nessuno vuole nemmeno lontanamente immaginare che il caos del blocco dei bus sia stato un po' voluto, per creare clamore, attrarre l'attenzione, e poter dichiarare di avere crediti da riscuotere: di sicuro, s'è trattata di un'emergenza, come tale improvvisa e inaspettata.

POLEMICHE SU FACEBOOK – Il caos a Napoli è stato totale, con cittadini appiedati e traffico più in tilt che mai. È “un vulnus grave al diritto alla mobilità degli utenti, esattamente come avviene in caso di scioperi improvvisi”, così Roberto Alesse, il presidente dell'Autorità di garanzia sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali. “Lo scorso dicembre l'Autorità ha scritto ad Asdtra (l'associazione a cui aderiscono le aziende di trasporto pubblico locale) proprio in relazione all'emergenza del trasporto pubblico in Campania, anche per avere notizie circa la solidità patrimoniale delle aziende di trasporto pubblico locali, senza aver ricevuto, ad oggi, alcuna risposta. D'altro canto, dell'impossibilità oggettiva di rifornire i mezzi deve essere dato conto ai cittadini con un'informazione capillare e quotidiana – evidenzia – che non può certo ritenersi soddisfatta con un semplice comunicato stampa o con una notizia diffusa sui social network”. Sì, perché l'Azienda napoletana mobilità aveva messo al corrente del “disastro” i cittadini solo tramite la pagina Facebook di ANM. E proprio qui gli utenti si sono sfogati: “Il sindaco De Magistris lo ha mai preso un autobus in vita sua? Chi ha pagato l'abbonamento verrà rimborsato di tali disagi?”. “E se gli abbonati iniziassero a chiedervi i danni?”. “Ma allora l'ANM provvederà di persona ad avvisare i nostri titolari che a causa loro non ci recheremo al lavoro? Grazie mille”.

MOBILITÀ SOSTENIBILE – E proprio da uno sfogo online, prendiamo spunto per approfondire il tema. Ecco Francesca sulla pagina Facebook di ANM: “Cari amici, non avete capito nulla. È il sindaco, d'accordo con la Regione e l'ANM, che vuole venire incontro alle nuove istanze salutiste, e invitare tutta la popolazione a recarsi a piedi al luogo di lavoro o di studio: aboliamo il sedentarismo e la pigrizia. Camminare fa bene al cuore. Anzi, aboliamo le automobili in tutta la città, così avremo più spazio per le bici, per i pattini. Che dite? Lavorate a 10 chilometri da casa? Be', dovevate alzarvi 5 ore prima e cominciare a camminare a notte fonda”. In effetti, gli amministratori della cosa pubblica, ormai da anni, sono soliti riempirsi la bocca con paroloni sulla mobilità sostenibile, sulla necessità di limitare l'utilizzo dell'auto, sull'esigenza di abbattere lo smog. Ma, per concretizzare queste idee, servirebbe un serio piano strategico a favore dei cittadini, dei lavoratori e dei pendolari. Che a Napoli, obiettivamente, manca. E se nel capoluogo campano la situazione è pesante sotto questo profilo, non è che Milano abbia tanto da ridere: al di là degli sfoghi dei pendolari che si trovano online, è di un mese fa la paralisi che ha colpito i treni nel Milanese. Il sindaco Pisapia ha pensato bene, appena insediatosi, di alzare il prezzo del biglietto dei mezzi pubblici. Da un euro a un euro e mezzo a settembre 2011, col contentino di un incremento della durata della validità del ticket (da 75 a 90 minuti), mentre il pedaggio per il centro schizza addirittura a 5 euro. E a Roma la storia è simile, col ticket sempre più caro. D'altronde, se, a livello di trasporto pubblico locale, l'Italia è fanalino di coda in Europa, un motivo ci sarà: l'ACI ha voluto approfondire l'argomento affidando una ricerca alla Fondazione Filippo Caracciolo. I dati che emergono da questo lavoro evidenziano i punti critici della situazione attuale in merito al trasporto pubblico. Dallo studio, intitolato “Il trasporto pubblico locale in Italia: stato, prospettive e confronti internazionali”, si evince un differenziale notevole tra l'Italia e il resto dell'Europa, volutamente chiamato Spread, come il peggiore degli incubi che sta vivendo il nostro Paese da un paio di anni a questa parte, appunto per sottolineare il grado di allarme di questa situazione. Per muoversi in città gli italiani pagano mediamente a testa 1.500 euro l'anno in più rispetto agli altri europei: un'enormità.

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