Metano per autotrazione dal mosto che fermenta? Un'ipotesi inebriante!

Metano per autotrazione dal mosto che fermenta? Un'ipotesi inebriante! Il mosto produce molta CO2 che

Il mosto produce molta CO2 che, combinata con l'Idrogeno, può dare Metano purissimo senza estrarre Carbonio dal sottosuolo

3 Novembre 2015 - 05:11

“Ma per le vie del borgo / dal ribollir de' tini / va l'aspro odor dei vini / l'anime a rallegrar”: dai versi del Carducci all'agricoltura sostenibile il passo non è lungo come sembra. Infatti è proprio nei tini pieni di mosto ribollente che nasce la CO2 , la “materia prima” a partire dalla quale è possibile sintetizzare Metano.

NON SI TRATTA DI ALCHIMIA – Passare dal mosto al Metano non è un processo astruso, dato che questo utilissimo gas è un idrocarburo, appartiene cioè alla famiglia di composti fatta per lo più da Idrogeno e Carbonio combinati variamente. Se esistono idrocarburi composti da decine di atomi, il Metano – CH4 – è il più semplice perché ha un solo atomo di Carbonio. Questa semplicità non soltanto lo rende molto pulito (la sua combustione nelle giuste condizioni produce soltanto CO2 e acqua) ma ne permette la sintesi, naturale o artificiale, con relativa facilità. Nissan, per esempio, usa biogas per lo stabilimento di Aguascalientes e questo combustibile, ricavato dai rifiuti alimentari, è composto in massima parte da Metano. Anche i residui agricoli possono essere usati per produrre energie rinnovabili, dato che il Metano in natura viene prodotto proprio dalla decomposizione di piante e organismi. Dalla fermentazione si ottiene invece molta CO2, il gas che rende frizzante la birra e il Prosecco, tanto per fare due nomi cari a tutti.

IL PROGETTO VIENERGY – ViEnergy è un progetto, finanziato con i Fondi comunitari del PO Italia-Malta 2007-2013 e che è partito ormai da quasi 2 anni, che verte sull'utilizzo dei sottoprodotti vitivinicoli, come la CO2, per generare energia verde. I risultati di questo interessantissimo progetto verranno presentati domani 4 novembre 2015 ad Ecomondo di Rimini durante il convegno “Innovazione e ricerca per l'agricoltura verde: Collaborare per cooperare”. Questo innovativo sistema, messo a punto e testato in Sicilia, parte dalla captazione e dallo stoccaggio della CO2 proveniente dalla fermentazione dei mosti e, attraverso un processo chimico di conversione della CO2 che fa uso di energia elettrica rinnovabile o low cost, porta alla produzione di Metano da utilizzare nei mezzi agricoli per la coltivazione delle vigne o per il trasporto. Nel corso dell'incontro sarà inoltre presentato un prototipo di metanatore da 30 kW. Il progetto concretizza un processo “circolare” perché non si estraggono idrocarburi dal sottosuolo, portando così altro Carbonio in superficie, ma si utilizza – per la prima volta in Sicilia e in Italia – uno scarto, la CO2 di fermentazione dei mosti, insieme all'idrogeno ottenuto eventualmente tramite elettricità da fonti rinnovabili. Si stima come sia possibile sintetizzare in questo modo circa 400 metri cubi di gas metano per ettaro di vigneto coltivato.

RIDUCIAMO L'IMPRONTA – Oltre a verificare la fattibilità dell'utilizzo degli scarti di potatura e delle vinacce per produrre energia elettrica e calore, le attività del progetto hanno verificato come 1 litro di mosto in fermentazione produca oltre 80 grammi di anidride carbonica: la cosa, riportata alla scala di una cantina di medie dimensioni, si tradurrebbe nell'emissione annua di circa 3500 tonnellate di CO2, che potrebbe anche essere venduta alle industrie in quanto molto pura. Ma anche la produzione di una bottiglia di vino comporta una certa emissione di CO2 – calcolata in ragione di circa 1,45 Kg – derivata dal consumo dei vari processi produttivi. Per ridurre il valore della CO2 per bottiglia di vino prodotta (la Carbon Foot Print) si è quindi pensato di captare e riutilizzare la CO2 di fermentazione, che è “neutra” dato che è la stessa che il vigneto aveva assorbito dall'aria durante la sua crescita. L'idrogeno si può ricavare dall'acqua usando energia elettrica da rinnovabili o di tipo marginale, low-cost, della rete. In quest'ultimo caso l'impianto di produzione dell'idrogeno potrebbe funzionare anche da accumulo regolabile di energia, con un effetto stabilizzante e smart sulla rete elettrica stessa, la cui regolarità è “disturbata” dalla discontinuità delle fonti rinnovabili ad essa connesse. In chiusura segnaliamo qualcuno dei relatori del convegno, organizzato da IRVO (Istituto Regionale del Vino e dell'Olio), in collaborazione con Legacoop Sicilia e l'ENEA. Si tratta di Giuseppe Gullo di Lega Coop Sicilia, il direttore di IRVO, Lucio Monte, l'enologo Mario Ragusa e i ricercatori ENEA Andrea Capriccioli e Francesco Cappello. Coordinerà gli interventi Antonello Pezzini del Comitato Economico e Sociale Europeo mentre le conclusioni sono affidate a Biagio Bergesio, Responsabile Energia sostenibile e rinnovabili di Legacoop Agroalimentare. Ricordiamo come nell'ambito di ViEnergy l'Esperto di SicurAUTO avesse testato dei veicoli diesel alimentati con una miscela di gasolio ed etanolo ottenuto dalle vinacce.  

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