Dekra Italia: «il 20% delle concessionarie è destinato a scomparire»

Dekra Italia: «il 20% delle concessionarie è destinato a scomparire» Questo il poco incoraggiante scenario dipinto durante l'appuntamento torinese di "Viva l'auto". Soluzione: "rottamare" le concessionarie

Questo il poco incoraggiante scenario dipinto durante l'appuntamento torinese di "Viva l'auto". Soluzione: "rottamare" le concessionarie

18 Ottobre 2011 - 08:10

Dichiarazioni e cifre da brivido, quelle emerse dall'edizione 2011 di “Viva l'auto”, la manifestazione organizzata dalla Unione Italiana Giornalisti dell'Automobile svoltasi a Torino dal 14 al 16 ottobre. Affermazioni e numeri provengono, più precisamente, dal centro studi di Dekra Consulting, società del gruppo Dekra che si occupa di consulenza direzionale, outsourcing e servizi tecnologici.

UN “BUCO” DA UN MILIARDO – Secondo l'indagine, presentata durante il talk show sugli Stati generali dell'Auto della manifestazione torinese e basata sui dati di bilancio del 2010 di 1528 concessionari d'auto, un concessionario italiano su cinque è in gravi difficoltà ed è destinato a chiudere. Se questo scenario divenisse realtà, il default creerebbe nel sistema economico nazionale un buco di un miliardo di euro generato dall'incapacità dei concessionari di rimborsare i propri debiti. Ciò non potrebbe non avere effetti sul sistema bancario italiano, che è già messo a dura prova dalle difficoltà indotte dalla congiuntura negativa.

IMMOBILISMO TOTALE – Senza appello l'impietosa analisi di Claudio Monte, vicepresidente di Dekra Consulting: “Il mercato versa in un immobilismo totale e continua ad avvilupparsi su se stesso, perché chi dovrebbe prendere delle decisioni per invertire la situazione non lo fa, anche se allo studio del Governo esistono delle misure che potrebbero tamponare la situazione. Tra tutti gli attori chiamati in causa, Governo, costruttori e federazioni, ancora nessuno prende concretamente l'iniziativa e trova delle soluzioni. Il mercato va ricondotto a numeri coerenti con i volumi e secondo noi ci si può arrivare senza troppe conseguenze, possibilmente guidando questa uscita di concessionarie dal mercato. È un allarme rosso in un momento in cui la crisi non ha ancora toccato il fondo anche se, secondo le previsioni della Banca Centrale Europea, sta subendo un'accelerazione. L'uscita di questi soggetti dal mercato dei dealer avrà ripercussioni, non soltanto sulle reti di vendita, ma anche su tutti i mercati collegati e quindi anche sul mondo finanziario, già abbastanza in difficoltà in questo momento”.

SIAMO ALLA “ROTTAMAZIONE” DELLE CONCESSIONARIE? Insomma, sembra di capire che Claudio Monte auspichi una sorta di “rottamazione”, non più delle auto, ma delle concessionarie. Cioè, una “morte pilotata” che porterebbe alla sparizione del 20% degli operatori oggi in attività o di una buona parte di essi, anche se non è ben chiaro come dovrebbe avvenire “l'uscita di questi soggetti” dal sistema della distribuzione automobilistica italiana. L'idea certo non è seducente e non piacerà alle varie associazioni di categoria della filiera automobilistica, ma si tratta comunque di un'idea, cioè di un qualcosa che sembra effettivamente mancare dal ventaglio delle proposte utili a rimettere in piedi un mercato dell'auto che langue. Ovviamente, in questo caso il termine “rimettere in piedi” non ha nulla a che vedere con la ripresa delle vendite di automobili che, nell'attuale situazione del Paese e in quella ragionevolmente prevedibile nel prossimo futuro, appare del tutto remota. Piuttosto, si tratta di adeguare al mercato reale una rete distributiva ora del tutto ridondante.

I CLIENTI “VERI”? SOLO 800 MILA O POCO PIÙ – Quale sarebbe questo “mercato reale”? Secondo un recente articolo dell'autorevole InterautoNews intitolato significativamente “Mercato delle nebbie con numeri da paura”, detratte dalle immatricolazioni totali le vendite alle flotte aziendali (che spesso sfuggono alla rete distributiva perché vengono gestite direttamente dal costruttore) e le “km zero” (che svuotano i piazzali delle case solo per ingolfare quelli delle concessionarie), le vendite “vere”, cioè quelle generate dai privati che entrano in una concessionaria per cambiare l'auto, saranno quest'anno poco più di 800 mila. Appunto, numeri da paura, assolutamente insufficienti a tenere in piedi l'immensa rete distributiva attuale. E a meno che non si voglia continuare a tenere attaccate alla respirazione artificiale aziende giunte al capolinea e che hanno poche possibilità di salvarsi, forse sulla “rottamazione” sarebbe davvero il caso di cominciare a rifletterci seriamente. Anche se il solo pensiero scatena il mal di pancia.

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