Consumi di carburante: le case praticano la bugia autorizzata

Consumi di carburante: le case praticano la bugia autorizzata Sul materiale informativo di alcune case automobilistico sono comparse avvertenze che considerano non contrattuali i consumi di carburante dichiarati. Sarebbe ora di cambiare i metodi di calcolo.

Sul materiale informativo di alcune case automobilistico sono comparse avvertenze che considerano non contrattuali i consumi di carburante dichiarati. Sarebbe ora di cambiare i metodi di calcolo.

18 Ottobre 2010 - 05:10

Ormai è noto che tra i consumi dichiarati dalle case e quelli reali possono esserci (e spesso ci sono) differenze abissali. La realtà, sgradevole ma consolidata, è già stata oggetto di controversie legali tra alcuni consumatori e le organizzazioni che li difendono, anche perché le mancate promesse possono configurarsi come pratiche commerciali scorrrette che violano il Codice del Consumo.

Com'era logico attendersi, le case automobilistiche, messe di fronte alle loro responsabilità, sono corse ai ripari affrettandosi a evidenziare sui siti istituzionali e sui depliant che i consumi (e anche le emissioni di CO2) vengono rilevati con metodi stabiliti dalle direttive europee.

Ma qualcuna s'è spinta assai più in là e, per disattivare il rischio di possibili controversie legali da parte dei clienti che vedono le loro auto consumare assai più di quanto dovrebbero, hanno aggiunto sul materiale informativo delle diciture con le quali tentano di scaricarsi da ogni responsabilità.

er esempio, sulla scheda tecnica della nuovissima Mercedes CLS reperita sul sito della casa si può leggere, riguardo ai consumi, queste frasi: “I dati non si riferiscono a un'unica vettura e non fanno parte dell'offerta, bensì servono solo ad effettuare un confronto tra i diversi modelli”. Praticamente identica l'avvertenza sul sito Audi per la A5, mentre su quello Ford la dicitura riguardante la Mondeo suona così: “I valori di CO2 e dei consumi di carburante riportati in tabella non rappresentano né garantiscono le reali emissioni o l'effettivo consumo di una vettura della classe considerata”.

Insomma, per chi non l'avesse capito, il significato dei vari distinguo è che i dati di consumo dichiarati non hanno alcun valore contrattuale, quindi i clienti che rilevassero per le loro auto consumi maggiori rispetto a quelli reclamizzati non potranno accusare le rispettive case di aver comunicato colossali bugie.

Da ciò, deriva un'altra importante conseguenza: i costruttori si arrogano il diritto di poter scegliere quali, tra i dati forniti ai consumatori, possono considerarsi impegni da mantenere con valore legale e quali invece sono semplici promesse da marinaio, cioè chiacchiere senza importanza.

E ciò che oggi vale per i consumi di carburante, domani potrebbe valere per la velocità massima, per l'accelerazione o per la capienza del bagagliaio.

C'è da augurarsi che il Garante della Concorrenza e del Mercato, magari su segnalazione di qualche consumatore, esprima un parere su iniziative con le quali le case rivendicano in pratica la libertà di fare e dire ciò che vogliono e di non risponderne mai.

E di augurio c'è da esprimerne anche un altro: che il legislatore europeo si decida al più presto a modificare le metodologie con le quali i consumi vengono rilevati (dell'inadeguatezza del metodo di calcolo ne avevamo già parlato). Non è più giustificabile che i risultati siano lontanissimi da quelli che gli automobilisti riscontrano quando fanno il pieno.

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