ACI: un italiano su 2 contrario alla guida autonoma. I dati dello studio

ACI: un italiano su 2 contrario alla guida autonoma. I dati dello studio Auto connesse e veicoli a guida autonoma: impatto sulla mobilità

Auto connesse e veicoli a guida autonoma: impatto sulla mobilità, sicurezza dell'utente e infrastrutture

15 Giugno 2017 - 09:06

“Chi guida l'auto che ci guida?”. Lo slogan prescelto dall'ACI come titolo per la 71a Conferenza del Traffico e della Circolazione cui abbiamo partecipato, sintetizza perfettamente le problematiche future connesse alla guida autonoma. Un italiano su due si dichiara scettico verso l'auto a guida autonoma, non soltanto sulle previsioni temporali di una reale diffusione, fissata tra il 2030 e il 2050, ma soprattutto sulla fiducia da riporre in un veicolo che si guida da solo. Addirittura il 25% delle persone interpellate non vi salirebbe mai. Diffidenza comprensibile e già vissuta in altre epoche dall'essere umano verso qualcosa di nuovo e sconosciuto, ritenuto potenzialmente pericoloso. Eppure i benefici socio-economici, secondo tale indagine, potrebbero essere notevoli se si pensa che la guida autonoma sarebbe in grado di ridurre i consumi del 10% e si risparmierebbero 200 miliardi di euro in spese per incidenti stradali e 50 miliardi in minori consumi di carburante.  Questi i temi salienti dello studio “Auto-Matica” realizzato dalla Fondazione ACI Filippo Caracciolo presentato il 13 giugno in apertura della 71a Conferenza del Traffico e della Circolazione, organizzata a Roma dall'Automobile Club d'Italia.

OSSERVATORIO ACI sollecita la costituzione di un Osservatorio sulle trasformazioni della mobilità e due piattaforme nazionali per la gestione dei dati generati dalle auto e per il monitoraggio dell'incidentalità e delle infrazioni dei veicoli di nuova generazione.

L'auto a guida autonoma è una sfida che dobbiamo vincere – ha dichiarato Angelo Sticchi Damiani, presidente dell'ACIin apertura del convegno- senza farci trovare impreparati: il mondo già si muove, ma in Italia manca ancora un quadro precise di regole per orientare e stimolare investimenti e progetti, tenendo conto della delicata fase di convivenza sulle strade di veicoli “umani” e “robot”. Vanno poi sciolti i nodi su sicurezza stradale, adeguamento infrastrutture, responsabilità civile e penale in caso di infrazioni e incidenti, questioni assicurative, rischi di hackeraggio e privacy.

Lo studio Auto-Matica è stato presentato dal Prof. Vito Mauro, Docente del Politecnico di Torino, membro Comitato scientifico Fondazione Filippo Caracciolo e autore dello studio insieme al Prof. Bruno Dalla Chiara, agli Ingg. Francesco Deflorio e Angela Carbone e alla Dott.ssa Federica Cussu coordinatrice scientifica per la Fondazione Caracciolo.

PROBLEMI ETICI E GIURIDICI Lo studio analizza le opportunità e i principali problemi connessi all'evoluzione dell'auto sul piano della connettività e dell'automazione (guida autonoma). Si tratta, secondo gli autori, di un processo evolutivo dagli esiti non completamente prevedibili, ma che ha obiettivi ben chiari, tra i quali l'aumento della sicurezza, l'efficienza del traffico veicolare e uno stimolo al sistema produttivo automobilistico con ricadute positive sul tasso di occupazione del comparto automotive. Tuttavia, alcuni addetti ai lavori e, come abbiamo visto in apertura, anche una larga fascia di utenti, solleva timori e obiezioni legati a problemi etici e giuridici ma anche ad una trasformazione non positiva dei sistemi di trasporto (mentre in giro per l'Europa si sperimentano già  taxi e shuttle che guidano da soli). Per questi motivi l'analisi esposta dal Prof. Mauro individua, accanto alla prosecuzione della sperimentazione a livello mondiale, alcuni elementi fondamentali per il successo di un processo sul quale la Commissione europea conta fermamente. Tali punti sono così riassumibili:

  • Spingere il nostro Paese a partecipare ad un processo internazionale (comunque già in atto).
  • Prepararne il quadro legislativo per una razionale ricezione dell'innovazione.
  • Istituire un osservatorio permanente sulle trasformazioni dell'automobile e della mobilità. Si deve occupare, in particolare, della sicurezza stradale incentivando la penetrazione sul mercato di sistemi evoluti di assistenza alla guida.
  • Creare due Piattaforme nazionali di servizio. La prima per garantire l'efficace gestione e diffusione dei dati provenienti dai veicoli connessi nelle modalità che saranno in uso a partire dal 2019. La seconda, riguardante i veicoli ad alta automazione, volta a garantire il monitoraggio continuo dei dati di incidentalità e di infrazione del CdS.

Lo studio della Fondazione Caracciolo ha evidenziato che tra i benefici attesi dalla diffusione di massa dei veicoli totalmente autonomi, risulta di particolar rilievo la possibile diminuzione degli incidenti stradali. E' noto infatti che le cause principali di incidentalità stradale sono riconducibili per l'80% dei casi al comportamento umano. In particolare, la guida distratta, specie  negli ultimi anni, è ritenuta la principale causa.

SERVONO LE SMART ROAD Per raggiungere tali obiettivi l'On. Altero Matteoli (Presidente Commissione Lavori pubblici e Comunicazioni al Senato), nel suo intervento ha sottolineato che occorrono nuove infrastrutture stradali (smart road) ma queste non crescono e non migliorano da anni in Italia. Inoltre Matteoli ha posto l'accento sulla indispensabile riforma del CdS-leggi qui per approfondire, ferma da oltre un anno in commissione. Il Prof. Ennio Cascetta (Coordinatore della struttura tecnica del MIT e presidente del Comitato scientifico Fondazione Filippo Caracciolo), ha riferito che la nuova normativa unificata UE che disciplina le prossime strade digitali (smart road) è definita ed è alla firma del Ministro. Tale decreto autorizza anche la sperimentazione su strada dei veicoli a guida autonoma. Lo studio presentato ha inoltre sancito il concetto di responsabilità per quanto riguarda la guida autonoma. Essa ricade in primo luogo sul conducente e, nel caso di problematiche di natura tecnologica, sul fabbricante. Come si può vedere, c'è molta carne al fuoco e le istituzioni non dovranno essere impreparate. Il processo di innovazione sarà di lungo periodo e dovrà tener conto dei tempi di sostituzione del parco circolante.

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